In Italia una giustizia tardiva e a passo ridotto

Troppo spesso si interviene quando ormai atti di vandalismo o altri gravi episodi sono avvenuti. Inoltre non esiste certezza della pena.

giustiziaSi era solamente alla metà del mese di febbraio del 2015, quando un manipolo di tifosi ultrà del Feyenoord sono riusciti a mettere a ferro e fuoco Roma. Le immagini delle loro devastazioni, con l’apice dei danni provocati ad uno dei simboli della città, cioè alla celeberrima Barcaccia di Piazza Spagna, sono ancora vivide nei nostri occhi.

Eppure della questione dei danni di chi di deve risarcire cosa, insomma di tutto quello che i politici, Sindaco di Roma per primo, avevano minacciato, è rimasto aleggiare nel vuoto. Come al solito la nostra classe politica apre la bocca e parla. Peccato però che parli tanto e concluda poco. Una città sotto assedio per una partita di calcio, una guerra urbana che ha visto un comportamento delle forze dell’ordine bloccato per mere direttive politiche.

Ma nonostante questo, tutti sono rimasti a loro posto. Un questore e un prefetto, i principali colpevoli di non essere stati in grado di saper dare ordini precisi e chiari a chi fisicamente si trovava costretto a subire l’assalto, avrebbero dovuto avere il buon gusto di rassegnare le loro dimissioni.

Ma a quei ragazzi che in divisa dovevano affrontare quella masnada di ubriaconi olandesi quali ordini erano stati realmente impartiti? E quali erano le effettive cosiddette regole di ingaggio?

Si sa bene che la pubblica opinione è pronta a condannare se un tutore dell’ordine in mezzo ad un caos del genere distribuisce randellate a destra a manca, ma, guarda caso, la stessa opinione pubblica si lamenta se le forze dell’ordine non intervengono.

Allora diventa giustificato il comportamento imbelle del prefetto e del questore, cariche che non è da dimenticare sono strettamente politiche, i quali ben desiderosi di ossequiare il potente di turno, preferiscono sacrificare sull’altare del volersi bene a tutti i costi, giovani tutori dell’ordine mandandoli allo sbando, colpevoli solamente di essere rispettosi degli ordini ricevuti.

Chi difende un tutore dell’ordine che manganella un soggetto che ha lanciato sassi, bombe carta, molotov, che ha devastato vetrine e macchine? Nessuno ed anzi si sta valutando di mettere ben in evidenza sul loro casco un numero di identificazione per individuare il “poliziotto cattivo” che sta solo facendo il suo lavoro.

Troppo spesso si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati

giustizia2E allora, con estrema onestà e sincerità, non si possono sempre chiudere le stalle quando i buoi oramai sono scappati. L’Inghilterra, ad esempio, ha una avuto l’onore di essere lungamente governata da una donna di carattere e di polso, come da tradizione britannica. Non per nulla, seppure chiamata la “lady di ferro”, ossia Margaret Thatcher, la quale lei sì ha saputo davvero “gelare i bollenti spiriti” degli hooligan. Oggi il fenomeno lì è del tutto sparito e chi sbaglia finisce diritto in galera.

In Italia, purtroppo, non esiste la certezza della pena. Ci si trova tra una magistratura impegnata a curare il proprio assolutistico potere e una classe politica attenta a far ingrassare il proprio portafoglio e tutto diviene assurdamente normale.

Tutti si lamentano della giustizia ingiusta, tutti parlano che è indegno che in un Paese che si vuole considerare civile abbia la durata di un procedimento di primo grado che si aggira su un qualcosa come quasi cinquecento giorni. Eppure l’ex presidente della Repubblica Napolitano ha negato la Grazia ad uno (mi si conceda qui del sano sarcasmo) dei più pericolosi e micidiali serial killer italiani, cioè al fotografo Fabrizio Corona.

Non si vuole fare l’<avvocato difensore> di una persona colpevole di certo, ma Corona non è un criminale come il ghanese Adam Kabobo, che a maggio del 2013 uccise a picconate tre innocenti eppure affidato ad una casa di cura; oppure l’italiano Alessio Burtone riconosciuto colpevole di aver ucciso una donna con un pugno nella metro di Roma, che sconta la pena residua tramite i servizi sociali.

Due pesi e due misure. Corona, colpevole di aver ricattato con delle foto è in carcere e gli si nega la grazia, quando invece a noti terroristi appartenenti all’estrema sinistra i vari Presidenti della Repubblica, con evidente condiscendenza, è stata concessa.

A tal proposito voglio ricordare, giusto per non dimenticare che Sandro Pertini, come presidente della Repubblica, concesse la grazia a Giulio Paggio condannato all’ergastolo per svariati omicidi; a Mario Toffanin, condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Lucca; come pure a Fiora Maria Pirri Ardizzone di Prima Linea.

Un altro Presidente, Oscar Luigi Scalfaro, concesse tra l’altro la grazia a Paolo Baschieri, a Giorgio Panizzari, uno degli ideatori dei Nuclei Armati Proletari, a Claudio Cerica appartenente ad Autonomia Operaia, a Carlo Giommi delle Brigate Rosse, come pure a Paola Maturi la nota infermiera della colonna romana delle BR, a Marinella Ventura. Infine ricordo Giuseppe Saragat che da Presidente della Repubblica, invece concesse la grazia a Francesco Moranino, mentre e Giorgio Napolitano la ha concessa a Ovidio Bompressi.

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