Si parla di “migranti” e non di “clandestini”, di “schiavisti” che sono scafisti criminali che aspettano impazienti all’imbarco i clandestini
Come Advisor, ho più volte avuto modo di poter constatare l’ingegno e la generosità del popolo italiano, gente che ha davvero un cuore grande. Pur tuttavia, non posso tacere quanto sia anche fondamentalmente fragile e insicuro. Ma, tutto sommato, non è imputabile direttamente al popolo italiano questa forma mentale.
È la storia che ci aiuta a capire come questo stato mentale, questa sudditanza psicologica sia stata nei secoli instillata. Il senso di appartenenza ad una nazione, non può essere manifestata esclusivamente in determinati eventi sportivi, forse gli unici oramai rimasti in grado di far innescare quel senso che rimane poi latente fino ai prossimi Europei o Mondiali di calcio.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’Italia è divenuta terra di conquista e nel contempo un paese dominato, nel senso letterale della parola, dal clero. Qui, è più che mai opportuno differenziare fra la fede e coloro i quali si sono arrogati il diritto di rappresentarla.
Non per nulla con la scusa della fede, la paura dell’al di là, il clero ha, e per molti versi lo fa ancora, fatto praticamente tutto ciò che poteva passargli per la mente. Più volte ho riflettuto sugli effetti causati, ad esempio, dalle vendite delle indulgenze, fogli di carta con i quali si garantiva un salvacondotto per la vita eterna. Un mercimonio che neppure il più freddo e calcolatore economista potrà mai fare.
Ma il condizionamento avvenuto durante i vari millenni da parte del clero ha avuto anche delle conseguenze sul modo di pensare. Ancora oggi una sostanziale parte del popolo italiano è in linea generale beghino, bigotto e bacchettone. Non per nulla, molti italiani sono tragicamente falsi perché non esprimono liberamente le proprie opinioni, ma le modellano per non apparire come coloro che vanno controcorrente.
La riprova è che si parla, con le lacrime agli occhi, di “viaggi della speranza”, di “poveri migranti”. Non c’è un telegiornale nel quale si definiscano questi soggetti con il termine corretto di “clandestini”. Ultimamente poi è entrato in uso il termine “schiavisti” espresso nei confronti di coloro i quali portano sui barconi questa moltitudine di persone.
Che l’azione sia riprovevole non vi sono dubbi, ma gli schiavisti facevano azioni ben diverse. Infatti, questi criminali che portano tutta questa gente, di certo non devono andare a prendere uomini, donne e bambini, in nessun villaggio. Stanno lì è aspettano i clienti che pagano cifre enormi per fare una attraversata su mezzi non idonei e in forma illecita.
Quindi questi criminali di scafisti non debbono fare alcuna azione coercitiva, in quanto sono proprio le persone che li vanno a cercare.
Perché mai nessun di questi “viaggiatori della speranza”, si è recato ad una qualsiasi ambasciata o consolato per chiedere aiuto? Perché debbono entrare nel nostro Paese in questa maniera?
Ma, ovviamente è molto più facile piangere e strapparsi le vesti, gridare allo scandalo, piuttosto che essere duri e dire: “Cari signori l’Italia non ha mai rifiutato l’ingresso, basta semplicemente farci capire perché si vuole entrare e cosa di desideri fare”.
Attenzione, questo non è un qualcosa di vessatorio, atroce o di terribile, ma è la domanda di rito che viene posta a milioni di persone che ogni giorno, e in maniera regolare, vogliono entrare in paesi, come ad esempio, Australia, Canada e Stati Uniti d’America.
Per concludere questa mia annotazione, ecco qui sotto un video. Non lo commento. Si commenta da sé.
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