“Fare impresa” è credere in un progetto, ma è anche rischiare sapendosi mettere in gioco

“Alcune persone vedono una impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”.

(Sir Winston Churchill)

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Si parla tanto della pressione fiscale sulle imprese, ma i riflettori sembrano spegnersi quando si tratta poi delle molteplici agevolazioni di cui godono. Personalmente ho la vaga sensazione che oggigiorno i vari neo imprenditori, abbiano inteso il significato di fare impresa esclusivamente come la creazione di un lavoro tramite il quale potersi garantire una fonte di reddito.

Non è che questo non corrisponda alla realtà, pur tuttavia è come voler vedere una medaglia solo da un lato. Infatti, come Advisor , reputo che fare impresa voglia anche significare avere delle idee, credere in un progetto ed impegnarsi al fine di poterlo realizzarlo, ma anche rischiare sapendosi mettere in gioco, come pure saper rispettare impegni e scadenze.

Credo che uno degli aspetti più affascinanti del fare impresa sia proprio la possibilità di autogestire il proprio lavoro in completa autonomia, come anche saperlo rinnovare a seconda delle evoluzioni dettate dal mercato e dalle esigenze della clientela. Ho sempre reputato importante che le risorse che vengono ad essere investite siano alla fine produttive, in quanto valuto che solo se circola ricchezza si potrà produrre ricchezza, e tutto ciò porta vantaggi tanto per il vero imprenditore quanto per tutta la collettività.

La determinazione di voler avviare una attività deve gioco forza essere preceduta da valutazioni che debbono essere ben precise. Pertanto, è più che necessario che chiunque abbia intenzione di avviare una impresa, compia una sorta di esame di coscienza, e quindi proceda a valutare correttamente e attentamente:

  • l’idea,
  • le proprie attitudini imprenditoriali,
  • il cosiddetto rischio d’impresa,
  • le opportunità di localizzazione
  • lo strumento finanziario che possa risultare più idoneo.

Reputo che un futuro imprenditore debba avere anche una buona infarinatura della legislazione riguardante le autorizzazioni, sui requisiti ambientali e di sicurezza come pure di qualità, elementi che sono sempre maggiormente richiesti da un mercato che è divenuto sempre più selettivo e ampio.

Fare impresa2

Ricordo tutto questo, non per uno sfoggio di conoscenze, ma in quanto è mia opinione personale, che sia quasi divenuta una sorta di consuetudine che oggigiorno chiunque abbia intenzione di avviare una start-up, abbia esclusivamente l’obiettivo di poter ottenere dei finanziamenti.

Ci si è dimenticati che alla base di tutto vi deve essere il rischio imprenditoriale e ovviamente un sacrificio di qualità.

Se si vogliono sicurezze e certezze, e quindi non avere rischi, al mondo vi sono tanti onorati e importanti lavori. Non si deve perciò necessariamente decidere di fare l’imprenditore e, soprattutto, non si può pretendere di farlo esclusivamente con i soldi degli altri.

Mi sembra perciò che, per quanto riguarda in special modo l’Italia, si stia assistendo ad un distacco da quanto dovrebbe essere il reale concetto di fare impresa.

fareimpresaAltro dolente punto che ho avuto modo di notare, verte il concetto, divenuto oramai quasi standard, che lo scopo di fare impresa sia divenuto una sorta di creare un qualcosa per poi riuscire a vederla entro un breve lasso di tempo, generalmente entro pochi anni. Reputo tutto ciò sbagliato, e credo ancora che il principale obiettivo di una qualsiasi tipologia di impresa, o start-up se si preferisce chiamarla così, sia produrre valore e, pertanto, ricchezza.

Si sta vivendo una epoca di imprenditori seriali, che non fanno altro che creare una azienda con l’unico ed esclusivo scopo di poterla successivamente vendere entro un termine di tre anni, per poi passare ad una altra creazione e così via. Come Advisor reputo che tutto ciò non abbia nulla a che fare con il vero business. “Fare impresa” vuol dire credere in un progetto, ma anche rischiare sapendosi mettere in gioco.

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