“Gli economisti sono dei chirurghi che posseggono un ottimo scalpello e un bisturi sbrecciato: lavorano a meraviglia sul morto e martirizzano il vivo”
Nicolas de Chamfort, aforista e scrittore francese della fine del Settecento
Come Advisor non posso non notare come, di fronte alla più grande crisi della finanza globale che ha avuto inizio a metà settembre 2008, le banche centrali e i governi hanno condotto operazioni di salvataggio degli istituti bancari in difficoltà fino a utilizzare centinaia di miliardi di dollari e di euro.
Questa operazione condotta, prima ha suscitato una forte perplessità poi, molto rapidamente il sentimento si è tramutato in una aperta critica.
Una delle fondamentali domande che i più si sono posti è stata, e lo è ancora, ma si doveva salvare a tutti i costi le banche che erano poi di fatto le principali e vere responsabili della aumentata fragilità finanziaria e dell’inizio della crisi?
La risposta che si è data è stata un forte “Sì” e come giustificazione della scelta è stato detto che era di fondamentale importanza eseguire questa scelta, altrimenti, tutto il sistema finanziario sarebbe crollato, provocando la paralisi dell’economia globale.
Senza permettermi di voler mettere in dubbio le capacità analitiche di esperti economisti, resto però alquanto dubbioso se effettivamente questo salvataggio dovesse essere eseguito ad ogni costo.
Non sono di certo propenso all’anarchia finanziaria, ma da serio professionista reputo che sia fin troppo semplicistico addurre e proporre panorami sconvolgenti per giustificare determinate scelte.
Ho come la netta sensazione che più che valutare aspetti meramente economici si sia dato maggior peso a valutazioni politiche e di mero interesse e salvaguardia di determinati gruppi finanziari.
Altra domanda che mi frulla in testa da svariato tempo e alla quale trovo difficile fornire una valida e argomentata risposta, verte proprio il fatto che tale situazione non è esplosa all’improvviso, ma è stata il frutto di un lungo svolgimento temporale. Perciò a fronte di ciò mi chiedo dove fossero tutti questi analisti che hanno voluto salvare a tutti costi le banche e perché non abbiano attivato tutte le risorse in loro possesso per arginare e ridurre tale situazione.
Si è in pratica lasciato libero campo decisionale alle banche, le quale dopo aver errato e provocato questo bailamme sono state anche ricompensante. È un po’ come giocare una partita a calcio nella quale un arbitro permette ad una squadra di fare tutto quello che vuole, e un po’ come quando un giocatore di poker continua la sua partita nonostante le ingenti perdite nella speranza che la sorta giri e che finalmente possa arrivare la mano con la quale risolvere il tutto.
Non per nulla non si può di certo obliare che una economia dovrebbe rappresentare tutte le attività di una comunità, quindi di uno stato, per quello che verte la produzione, la distribuzione e il consumo della ricchezza.
Orbene, come Advisor ho la netta percezione che questo elementare concetto sia stato ampiamente dimenticato e non soddisfatto.
Che il tutto sia stato condotto alla carlona, in maniera alquanto superficiale e senza, quindi, una più che minima approfondita analisi e soprattutto un serio e attento controllo da parte di chi è preposto a tale ruolo, in primis i governi.
Ho pertanto una seria convinzione che ancora una volta la logica delle lobby abbia prevalso, e che il prevenire un altro crollo simile al quello del 1929 sia stata una mera scusa per salvare a tutti i costi le banche e chi esse rappresentano.
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