“Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare <usque ad finem>, <fino alla fine>”
Rita Levi-Montalcini
Come Advisor ho avuto l’occasione di poter prendere parte recentemente alla presentazione di quello che è stato il primo rapporto relativo al pagamento delle pensioni degli italiani che vivono all’estero, il World wide Inps.
In questo interessante evento ho ascoltato con vivo interesse quanto ha dichiarato Tito Boeri, il presidente dell’Inps.
Un passaggio mi ha colpito particolarmente, quando ha posto in luce il fatto che si continua a pagare 200 milioni di euro ogni anno per prestazioni assistenziali ai vari pensionati che hanno deciso di vivere in altri Paesi, i quali magari, godono di una assistenza di base. Tito Boeri ha anche sottolineato come questo principio sia alquanto strano, in considerazione del fatto che altre Nazioni non applicano tale soluzione.
Giustamente ha poi dichiarato che il tutto appare ancora più paradossale in quanto nel nostro Paese non vi sono dei validi strumenti e una rete di base per combattere la povertà poiché non vi sono le necessarie risorse. Una situazione, quindi, tutta italiana.
Oltre che ad avere la fuga dei cervelli, a quanto pare si sta assistendo anche a quella dei pensionati. Secondo il World wide Inps questa sarebbe una tendenza che è in aumento.
Si calcola che i pensionati espatriati a far data dal 2010 siano oltre sedicimila, dei quali quasi seimila solo nel 2014, con un incremento, quindi, del 65%. Leggendo il report ho avuto poi anche modo di apprendere che sono state pagate nel 2014 per il 61% pensioni di anzianità o di vecchiaia, per il 4% di invalidità e, inoltre, ne sono erogate ai superstiti il 35%.
Invece, per quanto verte la ripartizione geografica è stato interessante osservare che oltre il settanta per cento dei pensionati che si sono trasferiti fuori dai confini nazionali negli ultimi cinque anni, ha scelto altri Paesi europei, mentre solo il dieci per cento ha scelto l’America settentrionale e uno scarso sei per certo l’America Meridionale.
Rimangono ancora esigue, in termini assoluti, pur in presenza di un trend in aumento, le pensioni che vengono ad essere erogate in Asia, in America centrale e in Africa.
Il trend in aumento, è certamente collegato ad un andamento che vede il rientro ai loro paesi di origine i lavoratori extracomunitari che hanno lavorato in Italia.
Ma il punto centrale di tutto il World wide Inps resta senza dubbio il fatto che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale eroga ogni anno un qualcosa come circa quattrocentomila trattamenti pensionistici, il che vuol dire, in termini monetari, un importo complessivo che è di oltre un miliardo di euro, e questo per oltre centocinquanta Paesi.
Tito Boeri ha fatto presente che da tale situazione ne derivano non pochi riflessi sociali ed economici.
Come Advisor sottolineo che una pensione erogata all’estero, si concretizza con una perdita economica per il nostro Paese, e questo perché l’importo che viene ad essere erogato non rientra poi sotto forma di investimenti o di consumi e, pertanto di conseguenza, il tutto si va a concretizzare con un volume di imposte minore.
Come si evince più che chiaramente, anche questa situazione meriterebbe da parte del governo italiano una maggiore attenzione. Sarebbe di fatto molto interessante comprendere le vere cause che hanno portato ad un così elevato numero di pensionati a trasferirsi in altri Paesi europei e non solo, abbandonando di fatto l’Italia.
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