“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono”
Primo Levi
In lingua italiana si chiamerebbe esternalizzazione, ma, dal momento che è generalmente chiamato outsourcing, utilizziamo questa espressione inglese. Da Advisor ricordo che per circoscrivere il concetto di outsourcing si potrebbe fornire tutta una serie di varie definizioni, le quali possono essere tanto di varia provenienza, quanto, di volta in volta, indirizzate a porre in risalto determinati particolari aspetti.
In maniera estremamente sintetica, tuttavia, il concetto generale di outsourcing può essere espresso nel acquisire un fornitore, quindi una entità esterna alla propria organizzazione, per poter godere di servizi o di prodotti che sono correlati sia alla gestione interna e sia alla attività produttiva di una azienda.
In questo modo, uno dei principali vantaggi offerti dalla esternalizzazione, ovvero dall’outsourcing, si materializzerebbe nel fatto che una azienda si possa dedicare, completamente e interamente, a quello che è il proprio core business, cioè a tutto ciò che verte la principale attività aziendale.
Questa soluzione applica, quindi, un principio semplice e nel contempo molto antico, e cioè far fare ad altri ciò che possono fare meglio di noi. Questa filosofia apporta anche altri vantaggi, come, in primis, una riduzione dei costi, senza sottovalutare che con l’outsourcing una azienda ha tutte le carte per migliorare la qualità dei propri prodotti e servizi.
Oltre a ciò, consente di poter disporre, in maniera più libera, di ogni possibile risorsa utile e necessaria allo sviluppo di quello che forma, poi, la vera e propria attività di impresa. In questa maniera, quindi, risulterebbe essere la soluzione perfetta per generare profitti.
In sostanza, l’outsourcing è visto come supporto per quello che verte la gestione aziendale. Non per nulla, è una tendenza che vede sempre più coinvolte numerose e prestigiose aziende.
Anche come Advisor, sorge spontanea la domanda: è davvero tutto oro ciò che luccica? Ovvero, quali rischi sono impliciti con un outsourcing? Di fatto, come del resto in ogni cosa, vi è sempre l’altro lato della medaglia.
Quindi, reputo che l’attenzione del management debba andarsi a focalizzare e concertare su alcune aree di possibile rischio legate ad una esternalizzazione. Credo che sia giusto e corretto che si vadano ad analizzare rischi possibili di ordine operativo, di ordine strategico, come pure di ordine economico e di ordine organizzativo.
In termini pratici, di fronte ad un forte avvio di outsourcing un management non rischia di non avere più un controllo effettivo e reale su quello che è il processo di produzione?
Altro aspetto verte la difficoltà, oggettiva e possibile, di rientro di attività che sono state affidate all’esterno, la perdita delle competenze specifiche acquisite nel tempo, senza poi dimenticare un rischio concreto di andare a demotivare e demoralizzare il proprio staff.
È innegabile asserire che con l’attività di outsourcing si possano concretizzare reali vantaggi a breve termine, ma, nel contempo, un management deve anche saper valutare quale potrà essere l’effettivo impatto sulla lunga distanza. Pertanto, forse, sarà il caso di valutare meglio i pro e contro e non confondere, soprattutto, il concetto di partnership e di outsourcing.
In conclusione, aumentare la produttività e la redditività deve sempre rimanere la linea guida di una azienda, senza però dimenticare le potenzialità esistenti al proprio interno e i vantaggi competitivi che si possono ottenere con un certo tipo di marketing.
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