“Non giudicare ogni giorno dal raccolto che raccogli, ma dai semi che pianti”
Robert Louis Stevenson
Da Advisor ho da sempre reputato che il successo di una azienda, ben prima del servizio stesso, inizi proprio dalla gestione, dal processo di assunzione e dalla cultura aziendale creata, come pure dalla relazione instaurata con i propri dipendenti.
Sono, pertanto, grande fautore dell’evidenziare come sia differente essere dipendenti ed essere considerati come membri di una squadra. Agevolmente si potrebbe dire che i clienti risulteranno essere felici e soddisfatti se i propri dipendenti lo saranno.
Il modo migliore per poter spronare i propri dipendenti è propriamente quello di svolgere un lavoro da dentro, dando cioè un ampio spazio alla più completa formazione dei propri collaboratori. Questa cultura volta ad offrire sempre una eccellenza del servizio, la si può anche facilmente respirare da dietro le quinte, ogni santo giorno.
Infatti, un dipendente motivato sarà sempre disponibile e pronto ad offrire il massimo della sua professionalità per risolvere ogni tipo di problema, anche di quelli che non risultano essere di sua stretta competenza. Una buona politica aziendale, dunque, deve assolutamente essere volta a ricompensare i propri dipendenti.
Infatti, se si basa il rapporto esclusivamente sul fornire uno stipendio in cambio di una prestazione lavorativa, allora i livelli aziendali non solo non decolleranno mai, ma l’imprenditore mostra chiaramente di non avere quelle doti necessarie a far sì che la propria azienda possa diventare un modello da imitare.
Non c’è nulla di affascinante per un dipendente nel lavorare per una impresa che ponga alle sue basi un ragionamento del genere. Di fatto, il compenso è un qualcosa che nasce da un accordo contrattuale in cambio di un lavoro che viene svolto. Quindi, non vi è nulla di nuovo, nulla che possa permettere una visione più ampia e maggiormente compartecipe.
Lo scambio tra soldi e prestazione è un diritto e dovere già ampiamente assodato e consolidato. Se effettivamente un imprenditore aspira a diventare il numero uno nel proprio campo, deve avere a sé collaboratori che si sentano motivati, che abbiano il piacere di concorrere ad un progetto globale.
La storia ricorda sempre i grandi, coloro i quali hanno saputo vedere al di là del proprio naso.
In una economia così globalizzata un navigazione di piccolo cabotaggio non porta da nessuna parte. Si deve comprendere la differenza tra il sopravvivere e il vivere, anche da un punto di vista imprenditoriale. Una cosa è certa: se non esiste con una formazione e una motivazione eccezionale del proprio personale, non si potrà mai arrivare ad essere una grande azienda.
Una impresa deve prima di tutto creare una forte cultura in ambo i sensi se, effettivamente, vuole essere un brand noto e famoso. Il modo migliore, e chi lo sa è oggi il numero Uno, e non credere mai che un eccellenza sia un qualcosa di scontato o, peggio ancora, di assodato.
In conclusione, come Advisor, sono dell’opinione che si potrà sempre sognare di poter progettare, costruire e, quindi, creare una azienda che si pensi essere la più importante di tutto il mondo, ma per far sì che il sogno si tramuti in realtà sono necessari dipendenti motivati e pronti a portare l’azienda verso i livelli agognati.
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