“La gente oggi non vuol governare; essa vuole esser governata e avere la sua pace. Se fossero di più i grandi uomini di Stato in Europa, ci sarebbero meno partiti”
Benito Mussolini
Come Advisor, ho notato come, il più delle volte, la grande massa non sia sufficientemente informata sul peso economico e di quali siano gli effettivi riflessi dell’economia europea su quella mondiale. La stessa informazione, salvo quella settoriale e quindi destinata ad un pubblico di addetti ai lavori, scarsamente pone un centro focale su quale sia l’effetto dell’economia europea nell’ambito dei mercati mondiali.
Ad esempio, sono davvero poche le persone che hanno la conoscenza del fatto che l’economia dell’intera Unione Europea sia la seconda più grande economia a livello mondiale. Oltre a ciò, è anche da sapere che il suo PIL, in linea generale, sia leggermente inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti, ma nettamente superiore a confronto di quello della economia cinese. In sostanza, il PIL dell’Unione Europea è inferiore solamente del 20% rispetto a quello mondiale.
Certo, è vero alla massa poco importa di numeri e statistiche, pur tuttavia, come Advisor reputo che la conoscenza e la spiegazione semplice dei tanti dati economici sia alla base della comprensione di una economia globale.
Nel nostro piccolo, infatti, ciascun essere umano, è un investitore, un produttore ed un consumatore. Ragione per la quale, essere a conoscenza del fatto che l’economia europea abbia un commercio con l’estero pari a quasi il 30% del commercio mondiale totale, significa molto per comprendere il valore e le potenzialità legate a questo dato.
L’interconnessione nella moderna economia è davvero forte. Per comprenderne le portate effettive, basta, semplicemente, sapere che quando l’economia europea ha dei “problemi”, è la stessa economia mondiale ad averne.
Questo determina, in parte, il fatto che se l’economia dell’Unione Europea cresce il peso di tale crescita si concretizza in una crescita stessa dell’economia mondiale, in special modo delle economie che si basano sulla produzione di materie prime come la Russia, il Medio Oriente, l’Africa e gran parte dell’America Latina.
Ecco il perché di tanto interesse da parte delle principali istituzioni economiche, le quali sostengono un globale e intenso tasso di crescita dell’economia europea volto ad un rafforzamento della economia europea anche sotto il punto di vista politico.
Anche se pare tutto rosa e fiori, vi sono tre aspetti che bloccano di fatto l’evoluzione economica dell’Unione Europea e, di questo, è vitale esserne consapevoli.
Il primo è riconducibile ad una effettiva e concreta debolezza istituzionale, fatto che impedisce, in pratica, di far attuare in maniera concreta le decisioni a dimensione europea, situazione, poi, maggiormente aggravata dalla mancanza di dirigenti europei.
Il secondo aspetto verte il modello di crescita, che se non è esaurito è, perlomeno, alquanto appannato.
Il terzo, non di certo per importanza, riguarda proprio i forti e gravi squilibri interni della stessa Unione Europea.
Reputo che molti dei gravi problemi che sussistono e che ne hanno rallentato la sua crescita, dipendano dal fatto che l’Europa non sia in grado, nella realtà delle cose, di poter fare delle buone politiche economiche e, soprattutto, di non essere stata capace di saper superare la progettazione intergovernativa sostituendola con una vera e propria unione politica federale.
In conclusione, dunque, manca un governo europeo in grado di saper fare delle scelte tanto politiche quanto economiche per l’intera Unione.
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