Agli USA il 10% del petrolio angolano. Ma gli altri non restano a guardare

È stato il matrimonio fra il greggio, abbondante e a basso prezzo, e l’automobile a fare degli Stati Uniti l’economia leader del mondo negli Anni Ottanta

Jeremy Rifkin

Advisor Abbate - angola

Secondo l’unità statistica, EIA, del Dipartimento del North American Energy, le consegne giornaliere di petrolio dell’Angola negli Stati Uniti hanno raggiunto anche picchi di 242.000 barili al giorno. Come Advisor, reputo questa notizia interessante anche da un punto di vista di nuovi scenari economici.

Infatti, forse non molti sanno che l’Angola sia divenuto, oramai in forma stabile, il più grande produttore di petrolio in Africa.

Di fatti, seguito dalla Nigeria e dalla Libia, l’Angola ha, nell’ultimo ventennio, più che quadruplicata la sua produzione, divenendone la voce di esportazione principale del Paese. Quindi, l’Angola risulta essere un punto di riferimento molto importante.

Attualmente, il monopolio per quanto riguarda sia l’esplorazione e sia l’estrazione del petrolio, è saldamente nelle mani dalla “Sonangol”, la compagnia petrolifera nazionale che si avvale della collaborazione di varie compagnie petrolifere straniere per mezzo di production sharing agreements, cioè accordi di co-produzione, e attraverso joint venture.

Tra le più conosciute, si possono citare la Shell, società anglo – olandese, la britannica BP, la francese Total, le statunitensi Exxon Mobil e Texaco, oltre che l’italiana ENI.

È da annotare che i cosiddetti spazi di esplorazione, presentano una dimensione standard che si aggira a circa 5.000 chilometri quadrati e che tali blocchi sono dati in concessione per un periodo che varia tra i cinque e i vent’anni.

Advisor Abbate - PetrolioAltro aspetto da prendere nelle dovute attenzioni riguarda la produzione attuale dell’unica raffineria che si trova nei pressi della capitale angolana Luanda, che è sotto potenziata. Infatti, è in fase di sviluppo una raffineria nuova presso la città di Lobito, località che si trova nella provincia di Benguela quindi nella parte centro – occidentale dell’Angola.

Altro punto di considerevole interesse, riguarda la potenziale crescita, non solamente per quello che riguarda il settore petrolifero, ma perfino in quello relativo al gas naturale. Appunto, oltre alle già note enormi riserve in possesso dell’Angola, nuove recenti scoperte hanno indicato, chiaramente, un loro esponenziale aumento.

Non per nulla, la Chevron Texaco sta già fornendo un contributo notevole alla Sonangol per effettuare la conversione in gas liquefatto, del gas naturale attualmente estratto da quelli che sono i vari pozzi petroliferi off-shore.

È da valutare, come Advisor, poi, i vari accordi riguardanti la produzione e la ricerca siglati dall’Angola e dalla Cina, nazione, quest’ultima, che ha di recente, dimostrato un dinamismo rinnovato nei confronti di questa parte dell’Africa. Infatti, circa il 50% del petrolio angolano viene acquistato dalla Cina.

Pare, quindi più che evidente, come si sia ultimamente ancor di più concertato un dialogo globale tanto riguardante il petrolio dell’Angola quanto in quello del suo settore energetico. Sempre più delegazioni, dunque, andranno ad avviare relazioni più o meno bilaterali riguardanti anche il settore energetico.

D’altra parte, è da tempo in discussione la necessità di effettuare delle modifiche del regolamento nel settore energetico in Angola, come pure di quanto sia vitale creare un clima favorevole agli affari, al fine di attrarre, in Angola, ancor più investimenti privati.

In conclusione, tra i tanti temi della riunione tra le varie delegazioni vi sarà, in agenda, quasi certamente anche quello vertente la sicurezza del funzionamento delle raffinerie di petrolio e nella produzione di gas, oltre che di eventuali possibili impatti ambientali, data la sempre più massiccia presenza di impianti petroliferi.

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