“Se concludi una vendita, puoi guadagnarti da vivere. Se fai un investimento in termini di tempo e di ottimi servizi su un cliente, puoi creare una fortuna”
Jim Rohn
Come Advisor sono, tra le altre cose, abituato a leggere e rileggere i vari rapporti economici che vertono più aspetti e più paesi. Certamente, tanto per la mia professione quanto da italiano, non mi ha fatto particolarmente piacere leggere quanto ha pubblicato recentemente la Cgia, cioè dalla Confederazione Generale Italiana degli Artigiani.
Non per nulla, in tale rapporto è evidenziato come nel periodo che va dal 2007 e che termina nel 2015, gli investimenti in Italia siano scesi fino a sfiorare i trenta punti il che, in termini di soldoni, equivale a quasi centodieci miliardi di euro. Una così importante contrazione percentuale che non è stata registrata da nessun altro indicatore economico.
La riduzione più pesante, dai dati Cgia, verte settori come i mezzi di trasporto e i fabbricati non residenziali. Chi, invece, sembra non aver risentito il calo di investimenti sono il comparto ricerca e sviluppo e le telecomunicazioni. Ovviamente, come si addice a questi casi, l’opinione generale degli addetti lavori riporta la più che delle classiche frasi e cioè “In prospettiva, però, le cose sembrano destinate a migliorare”.
Da Advisor ne sarei davvero felice e contento, anche perché se gli investimenti riprendono a fluire, significa che la fiducia nei confronti dell’Italia è tornata ad essere protagonista nel mondo della economia globale. Tuttavia, è sempre meglio rimanere con i piedi saldamente ancorati a terra e non farsi, dunque, travolgere da facili e semplicistici ottimismi.
Quel che è certo, comunque, che il totale degli investimenti nazionali, vedono un contributo più che attivo proprio da parte delle imprese, con un pesante sessanta per cento. Non per nulla, di recente il governo ha messo sul tavolo quaranta miliardi di euro di interventi in turismo, ambiente e infrastrutture.
Oltre a ciò, la Legge di Stabilità ultima versione, prevede, visto che è stato inserito, che le aziende hanno la possibilità di poter ammortizzare, addirittura al 140%, quelle che sono le acquisizioni dei beni strumentali nuovi.
Nell’analizzare tutto ciò, tuttavia, vi è un problemino. Infatti, al fine che le imprese, come pure i lavoratori autonomi, siano nella possibilità di beneficiare di questo importante provvedimento, sarebbe, certamente, cosa buona che gli istituti bancari provvedano, a loro volta, a erogare credito.
Non può, di certo, essere dimenticato il come possano le Pmi utilizzare risorse non disponibili per investire, dato che tradizionalmente sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate.
Nel buio, tuttavia, qualche lampo di luce si intravede, come, il seppure contrastato e debole segnale positivo di ripresa dato dall’Italia. Uno degli obiettivi economici primari rimane sempre la necessità di far ritrovare una maggior fiducia da parte degli investitori.
Una fiducia che può essere anche fornita andando ad introdurre delle misure che siano davvero importanti come, ad esempio, una riduzione progressiva del peso fiscale, visto che le tasse rimangono uno dei talloni d’Achille del rilancio economico italiano.
Sarebbe, poi, fondamentale che l’Italia fosse maggiormente in grado di rilanciare i propri consumi interni, come pure di non andare continuamente a sperperare gli investimenti pubblici.
In conclusione, si deve e si può rilanciare l’economia in Italia, purché la si smetta di navigare a vista e che il governo sappia, finalmente, dire addio a decisioni ondivaghe e contraddittorie, ricordandosi che nella realtà dei fatti non si può credere davvero di essere simpatici a tutti e a tutti i costi.
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