“Dapprima ti ignorano. Poi ti ridono dietro. Poi cominciano a combatterti. Poi arriva la vittoria”
Mahatma Gandhi
Argomento caro a tanti imprenditori è la competitività. Come Advisor, reputo che essa sia tanto la caratteristica quanto la capacità di una qualsiasi organizzazione necessaria al fine di poter raggiungere e compiere la sua missione con più successo rispetto alle altre organizzazioni concorrenti.
In altri termini, la competitività si basa sulla capacità di soddisfare le esigenze e le aspettative dei clienti.
Non per nulla, una qualsiasi organizzazione ha un suo specifico mercato di riferimento. In un contesto di economia di mercato, la competitività, quindi, può anche essere intesa come un mezzo per avere un rendimento maggiore.
Non è poi da obliare che se la redditività di una società, in una economia aperta, risultasse essere inferiore a causa dei costi dei propri dipendenti, come pure a causa dei costi dei fornitori, l’organizzazione, rispetto ai propri concorrenti, risulterà essere indebolita e i rendimenti tenderanno a diventare negativi.
La competitività internazionale di un Paese, quindi, è la sua capacità di produrre e vendere ciò che crea in maniera più economica rispetto agli altri paesi concorrenti. In definitiva, quindi, un paese con maggior competitività, è un paese che può più facilmente esportare sui mercati esteri i beni e i servizi che produce. In pratica, dunque, può far aumentare le proprie esportazioni.
Come Advisor, reputo che l’Italia sia di fronte ad un bivio rispetto alle nuove frontiere dell’economia e, da quanto mi è dato da vedere, la sua classe politica non è affatto pronta a prendere una decisione.
I politici italiani, in pratica, si cullano, ancora oggi, nella vacua illusione che la situazione finanziaria si possa risolvere da sola o con modesti interventi. In pratica non hanno assolutamente la capacità di vedere l’intero problema proprio nella sua globalità e nella sua completezza.
Miopia, incapacità, o altro poco importa. Chi governa deve essere in grado di comprendere, analizzare e attuare soluzioni.
Per chi non se ne fosse ancora accorto, il mondo è cambiato, ed è divenuto estremamente adattivo anche per ciò che verte la valutazione dei meccanismi di mercato. In Italia, nella realtà delle cose, non si è mai effettuato un vero e concreto percorso per la liberalizzazione del commercio estero, non si è mai proposto un tipo di inserimento consono e rispondente alle necessità dello scenario di questo nuovo mondo, come pure non si è mai pensato e sviluppato un sostanziale inserimento competitivo nel mercato internazionale.
Il concetto di competitività, se mai è stato in Italia effettivamente affrontato, è stato utilizzato sempre per lo più in un contesto di discussioni politiche che economiche. L’ambiguità della economia italiana è ampiamente dimostrata da un ondivago iter, che va da una scellerata liberalizzazione al voler dimostrare, nel contesto nazionale, l’importanza di un governo che, però, non è più assolutamente collegato alla vita reale del paese.
Non per nulla, l’Italia è di fatto alle dipendenze dalle condizioni sistemiche. La competitività delle aziende italiane, inoltre, è per di più minata alla base da un sudditanza nei confronti degli altri nazioni, anche perché l’Italia è quasi totalmente dipendente per la produzione di energia dagli altri paesi.
Anche l’importanza del fattore tecnologico nell’economia italiana, è stato a lungo respinto per mancanza di conoscenza, creando un gap, un divario che è divenuto oggi quasi impossibile annullare.
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