“La globalizzazione ci ha resi più vulnerabili. Si crea un mondo senza confini e ciò ci rende dolorosamente consapevoli dei limiti dei nostri strumenti attuali e della nostra politica, per soddisfare le sue sfide”
Anna Lindh 
Anche se potrebbe apparire marginale, la questione del rapporto tra la sovranità nazionale e l’Unione Europea, è, invece, nella sua complessa e delicata controversia, un aspetto che va ad incidere sulla stessa economia. Come Advisor ho, più, volte avuto occasione di constatare quanto il concetto di “politica commerciale comune” sia alquanto frainteso.
Se si visita questo link https://europa.eu/european-union/topics/trade_it, si avrà modo di leggere che “La politica commerciale dell’Unione europea è gestita esclusivamente a livello dell’UE. La Commissione negozia accordi per conto dell’UE nell’ambito delle regole dell’OMC e collabora con i governi nazionali e il Parlamento europeo per mantenere il sistema globale e adattarlo ai cambiamenti sulla scena mondiale”.
Orbene, come Advisor ho avuto modo di leggere sulle prime pagine dei più importanti quotidiani articoli relativi a “Francia e Cina firmano accordi commerciali per 18 miliardi di euro”, oppure “L’imprenditoria francese ha accolto il presidente iraniano Rouhani. All’Eliseo la firma fra i rispettivi ministri delle Finanze di una ventina di accordi per 15 miliardi di euro. Presente anche Peugeot Citroen che dopo quattro anni torna in Iran con una partnership con Iran Khodro e un investimento di 400 milioni di euro su cinque anni”, come anche “La Francia e l’Egitto stanno rafforzando i loro rapporti economici e militari. Parigi cerca di aumentare la propria influenza nel Nord Africa, utilizzando gli egiziani anche sulla crisi libica, e una sponda per il Cairo che trova nella Francia un partner occidentale forte, in un periodo in cui i rapporti con Europa e Stati Uniti sono annacquati sia dalla torbida vicenda che ha coinvolto il ricercatore italiano Giulio Regeni, che dall’avvicinamento egiziano al polo attrattivo islamico rappresentato dall’Arabia Saudita”.
E questo solo per fare un semplice esempio.
Pare, quindi, sufficientemente chiaro che la questione relativa al rapporto tra la sovranità nazionale e l’Unione Europea, di fatto, non sia propriamente risolta e che non è una questione di lana caprina. Non per nulla, l’Unione Europea non è, come le Nazioni Unite, una organizzazione intergovernativa, come non è neppure, alla stregua degli Stati Uniti, una federazione di Stati. Pertanto.
L’Unione Europea è, in estrema sintesi, esclusivamente un qualcosa sui generis, alle cui istituzioni hanno delegato una parte e solo una parte la propria sovranità nazionale i vari stati membri. Ecco perché, poi, è difficile comprenderne i meccanismi anche in chiave economica.
Eppure, in un sistema economico oramai totalmente globale, uno dei principali compiti che si dovrebbe assolvere è proprio quello di fornire risposte chiare oltre che cercare di mostrare un più coeso fronte.
Al di là di aver creato una “zona di libero mercato”, si aspettano delle risoluzioni più chiare e più nette, in grado di esporre, in maniera definitiva, la risoluzione tra la sovranità nazionale e l’Unione Europea. Ma, in realtà, quanti sono i paesi che possono essere realmente favorevoli alla esistenza di un concreto sistema sovrannazionale? In conclusione questo è il vero problema dell’Unione Europea.
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