“Il più intelligente cede. Su questa triste verità si basa il dominio mondiale della stupidità”
Marie von Ebner-Eschenbach
Anche se ho notato che l’opinione pubblica sia maggiormente attratta dei soliti e melensi gossip che accompagnano, oramai da tempo, le campagne presidenziali americane, come Advisor mi domando, invece, come potrebbe essere il mondo dopo la dottrina Obama.
Il mondo economico globale, in questo particolare frangente, è quanto mai attento. D’altronde, la situazione economica mondiale è molto vicino ad essere una polveriera.
A dimostrazione dei difficili futuri equilibri, è la continua prova di forza che sta mettendo in campo il signor Vladimir Putin, che seppure sia presidente della Federazione Russa, mostra muscoli e atteggiamenti tanto cari al recente passato comunista del Paese.
L’America, credo come Advisor, è chiamata oggi non tanto a stabilire chi possa essere il suo nuovo presidente, ma in che direzione voglia effettivamente andare. Come è uso nei paesi europei e, in special modo l’Italia, si crede di poter influenzare l’elettorato americano pronunciandosi a favore di uno o dell’altro candidato alla carica di presidente degli Stati Uniti d’America, basandosi su quelle che sono le personalistiche esigenze.
Pochi economisti e politici europei riescono nell’ardua impresa di leggere nel loro complesso l’intera vicenda. Chiusi nei loro palazzi, convinti di essere l’ago della bilancia, molti paesi UE credono di essere determinanti nello scacchiere mondiale. Hanno, di fatto, non solo una memoria davvero corta, ma sono soliti usare i paraocchi.
L’UE e l’euro sono sì importanti nei mercati economici mondiali, pur tuttavia, mancando di una concreta e reale unità politica, tornano ad essere delle singole pedine che vengono ad essere mosse dalle economie che davvero contano e pesano. In Italia, poi, è diffusa la facile etichettatura.
Di fatto, in quella che è la limitata visione italiota, Donald Trump è visto come un politico che mira ad una politica isolazionista, nei migliori dei casi, altrimenti è considerato come donnaiolo e via dicendo. Per la signora Hillary Clinton, invece, si sono già tutti prostrati ai suoi piedi.
Ma quanti opinionisti e politici conoscono effettivamente il curriculum di entrambi? Quanti in Italia sanno cosa hanno fatto nella loro vita e quali siano i loro effettivi propositi?
Non molto tempo fa, ho letto con vivo interesse a particolare passione un “pezzo” sul Corriere della Sera a firma di uno dei suoi più noti editorialisti, il giornalista Angelo Panebianco, considerato come una delle anime liberali e moderate del celebre giornale, uno dei gioielli di RCS Mediagroup.
Ebbene, nel suo articolo traspariva, a vive note, una specie di inno per la Clinton, un panegirico sul perché tutta l’Europa dovrebbe sperare nella vittoria della moglie di Bill Clinton, cioè di colui che è stato il 42º presidente americano in carica dal 1993 fino al 2001.
Nel sostenere la sua causa, Angelo Panebianco, sottolinea che solamente Hillary Clinton sarebbe in grado di continuare nel solco tracciato da Roosevelt e che si andrebbe ad identificare in un “internazionalismo variamente declinato”. Pur salvaguardando le debite opinioni, credo che molto probabilmente, l’illustre giornalista, abbia obliato il fatto che la stessa Hillary Clinton sia stata l’artefice di varie scelte di politica estera che, di certo, non hanno propriamente favorito l’intera Europa, prima fra tutte la guerra in Libia risalente al 2011.
All’epoca dei fatti, ho controllato bene, tale azione venne reputata come dannosa andando ad indebolire l’intero Occidente. Fu sempre la stessa signora Clinton a ignorare la disponibilità di resa di Gheddafi, facendo sì che noi oggi si debba affrontare direttamente le conseguenze delle sue scelte.
E, a questo punto, sarà pure lecito chiedersi se Hillary Clinton, una volta divenuta presidente degli USA, non faccia divenire l’Europa il teatro di un aperto scontro con Putin, definito da lei stessa come “il nuovo Hitler”.
In conclusione, se è un qualcosa di indefinibile l’America di Donald Trump, credo che, invece, quella di Hillary Clinton sia un qualcosa che è drammaticamente prevedibile.
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