“Durante una trattativa, non siate mai il primo a proporre un prezzo”
Dale Carnegie
Come Advisor quasi sicuramente non vincerò mai l’ambito Premio Nobel, anche se poi è stato assegnato quest’anno per la letteratura a Bob Dylan. Tuttavia, reputo che sia giunto il momento di chiarire un concetto che considero fondamentale in economia e cioè chi deve beneficiare effettivamente dei suoi vantaggi.
Infatti, ancora oggi, e questo non solamente da Advisor, osservo e registro come il sistema economico, nel suo insieme, sia visto più come meccanismo a favore di pochi. Esempio lampante di una certa posizione economica è propriamente dato dalla cosiddetta deflazione.
Per i non addetti ai lavori, preciso che tale termine fa parte della macroeconomia e che con la deflazione si assiste ad una diminuzione dei prezzi a livello generale. Giusto per ricordare, l’opposto di deflazione è l’inflazione.
La deflazione è vista come un qualcosa di negativo solo e soltanto perché si sostiene che con la riduzione dei prezzi le imprese hanno un calo sui propri ricavi. Ora, questo antico e, per molti versi, sporco gioco pesa solo ed esclusivamente sulle spalle dei cittadini.
Infatti, le imprese dall’aumento dei prezzi ricavano maggiori utili, ma i cittadini debbono pagare di più. Può sembrare un qualcosa di difficile, eppure è molto semplice.
Per comprendere meglio, basta semplicemente pensare, giusto per fare un chiarificatore esempio, che di fronte ad una produzione maggiore di frutta, verdura e via dicendo, la quantità ritenuta superiore e, quindi, determinante per fare abbassare il suo costo, viene ad essere distrutta per mantenere alto il suo costo sulla base della richiesta del mercato.
Quindi, da una parte si butta al macero tutto questo bene e dall’altra si preserva il ricavo delle imprese.
Ma, allora, la bilancia della economia pende sempre ed esclusivamente a favore dei soliti noti? La deflazione è sempre vista come una debolezza nei confronti di una domanda di servizi e beni, senza però che venga mai messo in evidenza che il freno alla spesa da parte dei consumatori è in parte determinato da una scarsa disponibilità economica e dall’altra dai prezzi con i quali vengono ad essere proposti beni e servizi.
L’economia, credo, che sia un meccanismo molto più complesso e delicato e non deve essere sempre ed esclusivamente vista come mezzo a favore delle imprese.
Se, infatti, le imprese creano ricchezza e anche vero che tale ricchezza è determinata dal fatto che vi sia un consumatore che necessiti di un bene e di un servizio. La speculazione, nel senso negativo del termine, quindi, non dovrebbe trovare spazio in una corretta economia, come pure il concetto consumistico che impera dovrebbe essere completamente rivisto.
Anche qui, voglio ricorrere ad un semplice esempio per spiegarmi meglio.
Se prima si compravano le scarpe e, quando era necessario, si ricorreva al calzolaio, oggi si buttano e se ne compra un altro modello. Quindi, da un lato l’impresa produttrice, e la catena che ne segue, ci guadagna, ma il calzolaio e noi non di certo.
Se la grande produzione ha concesso il lusso di fare in modo che tutti potessero indossare un paio di scarpe, cosa buona e giusta, dall’altra si evoluta in modo tale che ci troviamo invischiati in un paranoico consumismo.
In conclusione, credo, che si debbano assolutamente rivedere i parametri e gli stessi concetti di economia e, soprattutto, smettere di voler far credere che una deflazione sia un qualcosa di negativo solamente perché con la riduzione dei prezzi le imprese hanno un calo sui propri ricavi e che, inoltre, non si vada più a manipolare in maniera scorretta la base dell’economia e cioè la domanda e l’offerta.
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