“Non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede gestire il potere”.
Sofocle
Se nella confusione si vive male, quando questa verte aspetti economici è facile intuire quali e quanti errori si possono commettere. Ad esempio, come Advisor, più volte mi sono trovato a dover affrontare tematiche legate all’euro e alla lira.
Partendo dal presupposto che non è ancora stata inventata una macchina del tempo, con la quale si può rivivere negli anni passati, è, tuttavia, possibile effettuare delle analisi su quello che riguarda il costo della vita.
Tendenzialmente, ancora oggi, le generazioni cresciute con la lira, sono portate a confrontare il costo della vita attuale con il vecchio conio. Di base, proprio per evitare errori e scelte finanziarie errate, è sempre opportuno rammentarsi che, piaccia o non piaccia, attualmente ogni tipo di ragionamento deve basarsi esclusivamente sull’euro.
Qui, non si discute se esistano ancora o meno le mezze stagioni e, quindi, rifugiarsi nel passato può portare a vedere le cose sotto una lente non corrispondente alla realtà.
Certo, è davvero difficile non osservare come, in linea generale, i prezzi con l’avvento dell’euro, siano andati a modificarsi. Una crescita c’è stata, ed è stata, per molti versi, una crescita fatta appositamente per speculare, in senso negativo del termine, approfittando della conversione lira in euro.
Chi ama frequentare i vari mercati, avrà certamente osservato come le tradizionali bancarelle che prima vendevano i loro prodotti sotto il classico cartello “Tutto a lire mille”, con l’avvento dell’euro lo avevano aggiornato con la nuova indicazione “Tutto ad un euro”, il che significava, per i consumatori, che le mercanzie avevano subito, in pochi giorni, un raddoppio del loro costo.
Tutto questo, poi, ha generato tutta una serie di aumenti, che oggigiorno diamo per scontato. Se anche se si può valutare anacronistico il voler raffrontare il costo di un bene o di un servizio relativo agli Anni Ottanta con quello corrente, da Advisor reputo che invece sia quanto mai opportuno osservare quale sia il reale poter d’acquisto di un consumatore.
Per uscire dagli equivoci e dai tecnicismi, perché mai non si è affrontato seriamente la questione su cosa si poteva fare negli Anni Ottanta guadagnando, in lire, un milione e cinquecentomila e cosa si possa fare oggi contando su uno stipendio di mille euro?
Questo è il punto della questione. In maniera pratica è il potere d’acquisto o, per meglio dire, cosa si può effettivamente fare e non fare con quanto si guadagna, la cosa effettivamente fondamentale. Osservando tutto ciò, chi ha vissuto nel bene e nel male il periodo della lira, sa perfettamente che negli Ottanta chi poteva avere uno stipendio di un milione e cinquecentomila lire era più che benestante e che, di contro, chi al giorno d’oggi chi ha una entrata di mille euro deve affrontare una vita difficile e complicata.
Quasi nessun economista italiano si è voluto confrontare con questo aspetto, nascondendosi dietro che è una visione sbagliata il credere che si stava meglio quando si stava peggio. Ma è così davvero? Come persona non ne sono affatto convinto.
Se oggi l’hi tech offre prodotti a costi notevolmente più bassi rispetto a quelli che avevano negli Anni Ottanta, di contro il costo di beni come il pane, la frutta, la verdura hanno subito forti aumenti.
È davvero così fondamentale che oggi sia sufficiente un 1/5 dello stipendio, mentre negli ottanta ne necessitavano i 2/3, per acquistare una Playstation? Allora, conta di più avere in mano un ultimissimo modello di smartphone oppure un bel panino con la mortadella o il prosciutto?
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