Carta vince e carta perde: gioco tanto in auge per la classe politica

Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica

Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia 2008

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Come non può immediatamente venire in mente il gioco delle tre carte, quando si legge da una parte che la Codacons denuncia l’aumento dei prezzi del 59% con l’avvento dell’euro e da un’altra che non è stata colpa dell’euro se i prezzi sono raddoppiati?

In questa annosa diatriba, da Advisor, constato che vi sono due fatti reali, concreti e incontrovertibili. Il primo è propriamente legato all’euro.

Di per sé l’euro, quanta moneta, da solo non può provocare distorsioni economiche di rilevante importanza ma, lo possono pare le metodologie di introduzione, di circolazione e di controllo.

La seconda cosa, che è lampante, e che è il potere di acquisto quello che è andato a farsi benedire. Cioè, per meglio spiegarmi, se ante euro chi guadagnava 1.500.000 di lire viveva bene, oggi post euro, per mantenere lo stesso livello e qualità di vita dovrebbe, per lo meno, guadagnare tremila euro.

Questi sono fatti e non parole gettate al vento. Da Advisor reputo più che eccellente il lavoro eseguito dalla Codacons e bene ha fatto Carlo Rienzi, il suo presidente, ha spiegare la situazione.

Quello che, invece, mi lascia basito è la mancanza di obiettività di certa parte dell’economia italiana, la quale continua a sostenere che l’euro sia stata una benedizione per l’Italia. Ora, pur volendo salvaguardare il principio di esprimere liberamente il proprio pensiero, è bene differenziare tra chiacchiere da bar e proclami fatti da esimi economisti. Anche perché, fin dall’inizio, le cose sono state gestite alla carlona.

EuroA gennaio del 2002 venne introdotta la moneta unica, cioè l’euro, e, da subito, in Italia ci furono numerosi aumenti selvaggi, innescando quella che viene ad essere tecnicamente chiamata speculazione da changeover. Qui, non si tratta di voler fare terrorismo mediatico o essere considerati più o meno euroscettici. La mia attività, la mia formazione culturale e quanto io stesso sono, mi impongono di essere il più obiettivo possibile, mi obbligano a dover osservare tanto il quadro generale quanto i dettagli, anche quelli, apparentemente, meno significativi.

E bene, dopo ben 15 anni, non posso non ammettere che la scelta dell’euro per l’Italia fu una vera e propria politica suicida. Inoltre, reputo che il Codacons non ha fatto altro che portare alla luce fatti e situazioni che gli italiani vivono in prima persona da anni.

Eppure, ci sono ancora noti economisti e via dicendo, che affermano e sostengono che senza l’euro i prezzi sarebbero schizzati ancora più in alto. Di quanto affermato, tuttavia, non si hanno le prove, mentre queste abbondano per quanto ha fatto la politica dell’euro, e accusano direttamente la classe dei politici italiani.

Qui, la questione non è solamente legata al fatto che, ad esempio, il giornale sia aumentato di quasi il novantacinque percento e che la pizza margherita ci costa oltre il centoquattro per cento in più. Un bravo economista potrebbe giustificare tali incrementi in mille e uno modi.

Per quanto mi riguarda, la centralità della questione riguarda il fatto che l’economia italiana non era pronta ad entrare nei meccanismi dell’euro e, soprattutto, i governanti ben si sono tenuti dal controllare cosa avvenisse nei mercati intesi non come significato di borsa, ma proprio dove si comprano i generi alimentari.

In pratica, i governanti italiani hanno sottovalutato aspetti, e solo per elencare quelli chiaramente evidenti, come il problema legato all’inflazione, l’annoso aspetto legato al risanamento di quelli che sono i conti pubblici, ma anche si sono rallegramenti dimenticati di migliorare le infrastrutture e, soprattutto, fare in modo che la pubblica amministrazione sia effettivamente più efficiente.

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