“La realtà esiste nella mente umana e non altrove”.
George Orwell
Come Advisor, noto, non senza vivo stupore, che mentre in Italia la solita classe politica va avanti con inutili ostentazioni e proclami senza la più che minima attuazione, le cose nel resto del mondo sono ben differenti. Per accorgersene non occorre andare chi sa dove.
Infatti, è sufficiente analizzare con attenzione cosa sta avvenendo in Francia, un paese confinante con l’Italia e meta turistica tra le più note. Orbene, come Advisor, devo constatare come in quel paese le cosiddette start-up siano in costante aumento e come gli investitori iniettano milioni di euro per sostenere i progetti più ambiziosi. Non a caso, Parigi, sta spodestando Londra come capitale europea della innovazione.
Per avere una maggiore idea del come in Francia stiano effettivamente cambiando le cose, è sufficiente ricordare che lì esistono qualcosa come tra le 5.000 e le 6.000 start-up e che, nel solo 2016, oltre 850 milioni di euro sono stati investiti in capitale di rischio, una somma che è triplicata rispetto a soli tre anni indietro. Ma non finisce qui. Infatti, è da sottolineare come siano proprio i principali gruppi francesi a sostenere questa attività. Quindi, sono i grandi gruppi come, ad esempio, AXA, PSA ed Engie, che stanno supportando le creazioni di business.
I risultati più evidenti sono palesi, visto che Parigi è ora davanti a Berlino sul podio delle città europee concentrate sulla economia digitale. Un movimento che, di conseguenza, continua con la creazione di un gigantesco incubatore di idee e movimenti finanziari. Oltre a ciò, si deve correttamente ricordare che, questo eccezionale successo, è, anche, in grado di riuscire ad attirare numerosi investitori stranieri, alcuni dei quali hanno acquistato applicazioni create da ingegneri francesi.
Eppure, pare che la classe politica ed economica italiana, sia lontana anni luce dal comprendere come il digitale sia sempre più una rivoluzione in continuo progress, della quale non potremo fare a meno. Pertanto, sarebbe molto più corretto rendersi conto che non è più il tempo di misurare la vastità delle opportunità, ma piuttosto di affrontare i rischi intrinseci.
Non a caso, il digitale è sinonimo di un progresso che ogni giorno prospetta un futuro ove i suoi contorni risultano essere maggiormente disegnati. Quindi, un futuro che propone numerose possibilità di successo oltre che assumere le connotazioni di un possibile rifugio per degli ottimi e proficui investimenti.
Ovviamente, come, d’altronde ogni tipo di investimento, anche il digitale non è assolutamente un universo libero da interrogatori, come pure da nessun limite di sovrapposizione. Di fatti, per raggiungere il giusto equilibrio è quanto mai necessario sviluppare un progetto ambizioso, ovvero quello relativo al saper padroneggiare il mondo digitale che verte, perciò l’intera governance, cioè tanto la politica quanto l’economia.
In conclusione, reputo che questo sia il miglior approccio possibile se, effettivamente, si vuole che tutto questo possa effettivamente raffigurare uno strumento aperto a tutti al fine di beneficiare di quanto propone una economia digitale e non diventi una deriva con delle conseguenze drammatiche.
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