“Non con i sentimenti pacifisti, ma con una organizzazione economica mondiale, l’umanità civile potrà essere salvata dal suicidio collettivo”
Bertrand Russell
Entrati, oramai, da tempo nel XXI secolo, le varie crisi che si sono succedute e che, in parte, proseguono anche nel nuovo Millennio, fanno sì che sembri, quanto mai opportuno che sia giunto il tempo nel quale gli Stati sappiano sviluppare la capacità di saper regolare al meglio i processi economici.
Di conseguenza, sorge una spontanea e ovvia domanda: in che misura si può affermare che oggi l’economia sembra aver bisogno di una politica? Sono anche io, come Advisor ha pormi questo quesito.
D’altronde, è alquanto evidente che tanto nella politica economica quanto in quella sociale vi siano molteplici aspetti che necessitano di essere assolutamente rivisti. In linea generale, come Advisor reputo che si sia andando sempre più accentuando una vera e propria sfida a quelli che sono visti e considerati i postulati del liberalismo. Ma si è davvero sicuri e, di conseguenza, corrisponde effettivamente al vero che il liberalismo si sia opposto all’intervento dello Stato in campo economico?
Se andiamo ad esaminare con maggior attenzione il lavoro che John Stuart Mill, uno dei più importanti rappresentanti del liberalismo, aveva dedicato all’economia, è facilissimo constatare che il suo concetto di liberalismo fosse davvero all’origine dello stato sociale. Ma a quanto pare, in materia vi sono discordanti opinioni, o meglio, differenti interessi politici.
Tant’è che, oggigiorno, lo scenario della politica e della relativa economica è divenuto esponenzialmente globale. Tuttavia, sarebbe stolto ipotizzare che la questione e i rapporti tra politica ed economia siano un frutto moderno. Anche se, oggigiorno, gran parte degli economisti parlano di economia globale come se ciò fosse un avvenimento sviluppatosi in un moderno mondo, sarebbe proprio il caso di ricordare che i contatti tra popolazioni, anche in chiave economica, risalgono a migliaia di anni fa.
Ovviamente il panorama di quella che è l’economia globale si è, nel suo insieme, andatasi a modificare nel tempo, ma, la cosiddetta filosofia non credo che abbia subito sostanziali modifiche. La ricerca di nuove rotte commerciali che hanno interessato gran parte della storia umana, sono state la sintesi tra interessi politici ed economici.
Se un tempo era cruciale la più che nota Via della Seta, con la scoperta dell’America si sono aperti scenari, tanto politici quanto economici, di una vastità tale che hanno rivoluzionato tutta l’economia globale e non solo quella di quel periodo. Con la rivoluzione industriale, poi, anche la natura stessa di quanto regolava il commercio viene ad essere mutata.
Non a caso, già agli inizi del XIX secolo il valore aggiunto industriale del Regno Unito opera radicali cambi, una mutazione che si andrà a consolidare nel 1865 in Prussia, nel 1869 negli Stati Uniti e nel 1875 in Francia, creando, di fatto, i presupposti di un nuovo modo di vedere sia la politica e sia l’economia. Indubbiamente, le conseguenze sono state considerevoli. In conclusione, è bene riconsiderare il tutto in una ottica realmente da XXI secolo.
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