“Noi giapponesi ci godiamo i piccoli piaceri, non le stravaganze. Io credo che un uomo dovrebbe avere uno stile di vita semplice, anche se può permettersi di più”.
Massaru Ibuka
Fra i vari studi che compio giornalmente come Advisor, vi è anche quello inerente le effettive influenze economiche del Giappone nell’Asia orientale e sudorientale. In pratica, cerco di comprendere al meglio se realmente possa essere un contrappeso valido all’economia della Cina.
Come è noto, il Giappone ha storicamente svolto un ruolo di leadership regionale tanto nell’Asia orientale quanto in quella sud-orientale. Nonostante la rapida crescita della Cina negli ultimi anni, come Advisor, reputo che abbia saputo mantenere il suo ruolo guida.
Per quanto riguarda il futuro, quindi, sembra che il Giappone, sia sufficientemente attrezzato per essere considerato come per fornire un contrappeso alla economia cinese. D’altra parte, è innegabile che il Giappone stia collaborando strettamente con altri paesi della regione, anche in previsione di importanti progetti di investimento, mantenendo così il suo ruolo di guida.
Sconfitto e largamente indebolito, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi il Giappone ha saputo diventare una delle maggiori economie del mondo. Negli ultimi sessant’anni, il Giappone ha dimostrato la sua grande capacità di adattarsi ad un ambiente regionale e internazionale, trasformandosi, quindi, in una delle principali economie mondiali più avanzate al momento.
Non a caso, il Giappone è stato in grado di approfittare del divieto di militarizzazione imposto dal Trattato di San Francisco del 1951, adattandosi ad una politica di importanti investimenti nelle infrastrutture e nell’industria pesante. Il Giappone è così diventato il leader regionale per diversi decenni, grazie, in parte, al sostegno militare ed economico degli Stati Uniti.
La storia dell’economia giapponese e della sua politica estera, ci consente, di conseguenza, di individuare e di comprendere come il Giappone sia stato in grado negli anni di trasformarsi e di diventare un vero e proprio cardine dello sviluppo economico del continente asiatico.
Pur tuttavia, è innegabile che il ruolo di leader economico e diplomatico in questa parte del mondo, debba andarsi a confrontare con la fiorente economia cinese. Infatti, è da considerare che, ad esempio, nel 2015, oltre il 50% delle esportazioni totali del Giappone erano destinate ai paesi dell’Est e del Sud-Est asiatico. Allo stesso tempo, le importazioni giapponesi da questi paesi, sempre nel 2015, hanno rappresentato quasi il 50% delle importazioni giapponesi totali. Ma non è tutto.
A riprova delle difficili relazioni tra Cina e Giappone, è da considerare che il Giappone ha firmato accordi di cooperazione con Cambogia nel 2013, con la Malesia nel 2015, migliorando il suo accordo di libero scambio con il Vietnam nel 2014 e la sua partnership con il Laos nel 2015. Senza, poi dimenticare i negoziati di libero scambio tra Giappone e Corea del Sud.
Come è facile desumere, tutto questo non può essere stato un qualcosa di molto gradito a Pechino. Di fatti, secondo la Banca Mondiale, la Cina è attualmente la seconda economia più grande del mondo in termini di PIL. In conclusione, sarà davvero avvincente e interessante studiare i prossimi avvilimenti che vedono protagonisti la Cina e il Giappone.
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