“Penso che un uomo di stato deve avere, come minimo, la testa sulle spalle. Per promuovere i rapporti interstatali bisogna essere guidati dagli interessi fondamentali dei propri paesi e non dalle emozioni”
Vladimir Putin
Se l’URSS ha perso la Guerra Fredda, in parte a causa di un modello economico fallimentare, la Russia potrebbe benissimo essere uno dei vincitori della guerra economica globale. Da Advisor, reputo che sia innegabile che la Russia debba il suo ritorno sulla scena mondiale alla sua nuova strategia economica.
Dopo il periodo nero degli Anni Novanta, ovvero con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la disgregazione dell’URSS nel 1991, la Russia mi sembra, come Advisor, che abbia ritrovato le vie del potere. Questo è dovuto più al suo potenziale economico, specialmente alle sue riserve di materie prime energetiche, che alle sue forze armate.
Oggi, se fosse vivo, Stalin non metterebbe in discussione il numero di divisioni di un potenziale nemico della Russia, ma il numero delle sue fabbriche, il peso delle sue risorse naturali e quello del suo potere finanziario. Un nuovo ordine mondiale, quindi, che il regime di Vladimir Putin ha perfettamente compreso e integrato. Da quando è entrato in carica nel 1999, Putin ha implementato una strategia economica al servizio del potere russo.
Ma possiamo parlare di un sistema o persino di una dottrina dell’intelligenza economica nazionale? Per rispondere, sarebbe opportuno studiare come si articola la relazione tra lo stato russo e gli attori responsabili della sicurezza economica delle imprese russe e straniere, e non solo. Infatti, è innegabile che Putin abbia rivisto parte dell’apparato amministrativo, con il fine di proteggere gli interessi economici russi.
Inoltre, in un mondo ipercompetitivo, i principali protagonisti della guerra economica sono le corporazioni e, più in particolare, le multinazionali, anche se gli stati rimangono un elemento decisivo in questa guerra.
In breve, reputo che la Russia di Putin si stia preparando per la guerra economica globale. La guerra economica è un concetto, difficile da definire da chi considera la guerra esclusivamente come l’uso della forza armata per risolvere una situazione di conflitto tra due o più comunità organizzate come clan, fazioni o stati. Pur tuttavia, seppure con diversi mezzi, entrambe hanno il medesimo fine, ossia costringere ogni avversario a sottomettersi alla propria volontà.
Se, in senso lato, Clausewitz definisce la guerra come un atto di violenza, se per Quincy Wright la guerra è un contatto violento tra entità separate, ma simili e se per Gaston Bouthoul, la guerra è un atto legale, una lotta armata e sanguinosa tra gruppi organizzati, la guerra economica incarna non tanto una violenza armata, cosa che comunque non si può escludere, ma, piuttosto, un vero e proprio scontro economico con effetti incontrollabile e, per molti aspetti, imprevedibili.
Sottilizzare sul termine, infatti, è solamente forviante, visto che anche la guerra economica mira al medesimo obiettivo, cioè quello di sottomettere l’altro alla propria volontà. Quindi, spogliando la guerra della sua dimensione puramente militare, ma preservandone gli obiettivi, si trova allora la base per questo concetto di guerra economica.
In conclusione, è da ricordare che le guerre sono sempre scoppiate per motivi religiosi, economici e talvolta politici.
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