I russi sono felici nonostante la crisi economica?

Per noi in Russia, il comunismo è un cane morto, mentre, per molte persone in occidente è ancora un leone vivente

Aleksandr Isaevic Solzhenitsyn

Advisor Abbate - Mosca

A quanto pare, la maggioranza dei russi ama soffrire. A questo ho pensato quando, come Advisor, ho avuto modo di leggere uno degli ultimi sondaggi pubblicato dall’agenzia investigativa federale russa Vciom. Di fatti, stando a quanto indicato, la percentuale di persone felici in Russia sarebbe passata dal 44% al 52%.  Un risultato che suggerisce che, nonostante le sanzioni contro il paese e la recente svalutazione del rublo, tutto vada bene.

Pur tuttavia, da Advisor, reputo che tutta questa improvvisa felicità, sia difficile da riconciliare con una realtà sancita da certi fatti assolutamente oggettivi. Non a caso, si è registrato in Russia, in linea generale, un aumento del prezzo del cibo di quasi il trenta per cento. Ma anche, il settore del turismo è in forte flessione.

I dati parlano che vi è stato un calo delle presenze di turisti Russi, in Austria, in Finlandia, in Francia e via dicendo. Infine, anche la vendita di automobili è in flessione. A titolo di esempio, basta ricordare che nel gennaio del 2015 erano state vendute 115.390 vetture in Russia, contro le 151.000 del 2014 e le 163.000 del 2013.

Posso solo pensare a tre possibili spiegazioni di questa improvvisa e insolita felicità della popolazione russa. La prima, che il tutto sia un conclamato caso di apparente dissonanza cognitiva. La seconda, che gli intervistati hanno paura di dare la vera risposta poiché la paranoia, per quanto riguarda lo stato onnipresente, è rapidamente aumentata. La terza, forse la più ovvia, che sia una mera propaganda.

Certo, la storia insegna che quando i tempi diventano difficili, pare che la popolazione russa si senta più felice! A supporto che, molta di questa apparente euforia che coinvolgerebbe gran parte dei russi, sia semplice propaganda o un caso vero e proprio di masochismo, vi è un’altra indagine, condotta, questa volta, dal centro di analisi indipendente Levada.

In questo sondaggio, il 54% dei 1.600 russi intervistati in 134 città e villaggi in 46 regioni russe, ha detto che non c’era nessuno in grado di sostituire l’attuale capo dello stato, ovvero Putin. Certo, domandare se si volesse che il paese fosse guidato da qualcuno che possa offrire alternative a quelle di Vladimir Putin a 1.600 persone su una popolazione di circa 144 milioni di persone, fa capire molto come la Russia utilizzi la statistica.

I numeri, senza fornire il contesto necessario per eventuali critiche, non servono a gran che. Certo, è innegabile che, alla fine, la popolazione russa abbia scelto Vladimir Putin come loro guida, pur tuttavia, non si possono, di certo, dimenticare i vari personaggi storici che sono stati democraticamente eletti pur essendo, in realtà, dei dittatori.

Quel che è, comunque, evidente, come in Russia, sempre più, il governo abbia stretto la sua presa, facendo pressione anche sui media dedicati a un pubblico di nicchia, come il sito web Lenta.ru, il quotidiano economico Vedomosti e il canale di Mosca Rain TV. In pratica, la febbrile propaganda dello stato alimenta il pubblico televisivo con un flusso di informazioni fuorvianti e incontrastate.

È evidente, perciò, come la politica di repressione di Vladimir Putin, sia tale che i leader dell’opposizione vengano estromessi o comprati, oppure non siano abbastanza popolari da rappresentare una vera minaccia. In conclusione, la crisi economica russa è relegata in secondo piano.

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