“La nostra capacità di creare il falso ora supera la nostra capacità di scoprirlo”
Viktor Taransky
Come Advisor, mi trovo, sempre più a dovermi confrontare con il problema della false notizie, ossia le cosiddette fake news. Recentemente, da Advisor, ho avuto la fortuna di prendere parte ad un interessante convegno in materia, incentrato sulle conseguenze e sugli impatti sociali ed economici che possono avere le false informazioni e, più in generale, la disinformazione.
Gran parte del convegno, poi, è stato focalizzato su alcuni singolarissimi esempi riguardanti proprio l’Europa centrale e orientale. Quindi, i manipolatori viaggiano anche all’estero, nell’Europa centrale e orientale, e diffondono false informazioni.
Non a caso, vi sono in atto diverse iniziative che stanno cercando di combatterli. I paesi dell’Europa orientale, dove la televisione ha dominato per decenni e dove la cultura della lettura dei giornali è piuttosto debole, costituiscono un terreno particolarmente favorevole per la diffusione della disinformazione utilizzando le nuove tecnologie del mondo informatico.
Secondo esperti della scuola di giornalismo di Kiev e ricercatori dell’università di Riga, l’Ucraina e i paesi baltici continuano a essere l’obiettivo degli attacchi russi di disinformazione attualmente in corso. In Ucraina, queste false informazioni sono controllate da Stopfake, un progetto fondato nel 2014 da giovani esperti di media locali e studenti. Gli operatori di questo sito di controllo dei fatti hanno, senza dubbio, ancora molto da fare.
Nel solo dicembre 2017, hanno corretto, più volte, la disinformazione russa per alcuni giorni, come, ad esempio, nel caso della dichiarazione dell’agenzia Sputnik secondo la quale la Commissione europea aveva accusato l’ONU di diffondere false informazioni sugli abusi dei diritti umani in Crimea. Concepito dal nulla, è stato anche l’annuncio che il presidente Poroshenko voleva separare il Donbass dall’Ucraina con un muro.
Come le gocce costanti intagliano la pietra, ogni giorno tali storie suggeriscono, ovviamente, al mondo esterno una “normalizzazione” di circostanze, il che non esiste affatto. Un’altra storia inventata, ad esempio, è quella trasmessa da diversi canali russi, per la quale una ondata di turisti ucraini si recavano in Crimea durante i fine settimana.
Invece, le cose erano ben diverse, dato che nemmeno la metà del numero di persone indicate dai russi, avevano effettivamente attraversato il confine durante i giorni menzionati. Il vero problema, è che anche in altri paesi dell’Europa orientale, il più delle volte, le notizie false si diffondono a macchia d’olio. Ad esempio, un falso rapporto, che aveva spaventato molte persone nella Repubblica Ceca, è stato spesso condiviso sui social media. Il fatto riguardava una nube radioattiva di una centrale nucleare francese che avrebbe contaminato l’ambiente.
Quindi, anche nella Repubblica Ceca, operano “siti oscuri”, i quali trasmettono tali notizie false. Secondo molti esperti dell’università di Pecs e dell’università di Wroclaw, in paesi politicamente polarizzati come Ungheria e Polonia, l’opposizione accusa regolarmente il servizio pubblico audiovisivo, controllato dal governo, di trasmettere notizie false.
Le divisioni politiche in entrambi i paesi sono così profonde che le parti avversarie si accusano costantemente di diffondere informazioni false. In Polonia, un sondaggio risalente alla primavera del 2017, ha evidenziato che il 43% dei giornalisti intervistati aveva avuto a che fare più volte con notizie false. Anche in Romania vi sono infinti esempi di notizie false che sono state inventate, proprio per andare a sviluppare pericolose teorie cospirative.
In conclusione, le false notizie dei media russi, costituiscono una vera e propria minaccia, la quale può minare le fondamenta del mercato economico, oltre che presentare problematiche sociali e via dicendo.
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