“La donna africana sperimenta una triplice servitù, attraverso il matrimonio coatto, attraverso la dote e la poligamia che aumenta il tempo libero degli uomini e al tempo stesso il loro prestigio sociale, e, infine proprio attraverso l’ineguale divisione del lavoro”
René Dumont
Come Advisor, sono sempre più convinto che il continente africano non sappia sfruttare adeguatamente le sue molte ricchezze. Oltre a ciò, da Advisor, sono anche del parere che l’Africa, nel suo complesso, non abbia adeguatamente imparato le lezioni di modelli socio-politici vissuti in tutto il resto del mondo. È, di fatti, noto come l’Africa sia un continente così ricco di risorse naturali e non solo.
Infatti, ha anche vaste aree che sono ampiamente coltivabili, oltre che essere dotata di un immenso patrimonio di risorse umane. Pur tuttavia, il minimo che possiamo dire, è che l’Africa stenti a svilupparsi in modo corretto e, soprattutto, in maniera coerente alle sue possibilità. Invece di imparare dai successi e dai fallimenti dei modelli di sviluppo che sono stati sperimentati in tutto il mondo, continua a seppellirsi nelle sue politiche sterili.
Ovviamente, sono diversi i fattori chiave che causano questa particolare situazione, in primis il fallimento delle politiche. Dalla fine della colonizzazione, infatti, quasi tutti i paesi africani sono stati governati da una “élite” priva di una visione politica a medio e lungo termine. Questa “élite”, che ha sostituito gli ex colonizzatori, nella sostanza, è incapace di una reale ambizione e si preoccupa più di se stessa che di rivendicare gli interessi dei popoli che sostiene di difendere.
Di conseguenza, il sistema coloniale è stato puramente e semplicemente perpetuato in un’altra forma e questo nel campo politico, economico e culturale nel corso degli anni. A tutto ciò, si deve aggiunge l’insicurezza dell’ambiente economico che, di certo, non favorisce gli investimenti. In assenza di riflessioni endogene o prospettiche e di una reale volontà politica di avviare il cambiamento attraverso una sinergia di azioni, le politiche attuali sono una navigazione puramente visiva.
Ma come si può svilupparsi quando si consuma tutto ciò che viene dall’esterno senza distinzioni? In sostanza, sono dell’avviso che l’Africa non dovrebbe essere solo un mercato di consumo. Al contrario, avrebbe tutto l’interesse ad entrare nella produzione a tutto campo, in modo che i prodotti africani possano competere a livello internazionale.
Per sviluppare questa forma, tuttavia, è indispensabile che quanto viene ad essere prodotto localmente, sia di una qualità superiore rispetto a quello che viene ad essere importato. Per invertire questa situazione e, di conseguenza, sviluppare un vero e proprio fenomeno economico, perciò, è necessario rimodellare il livello culturale antiquato e assolutamente inutile.
Ad esempio, l’agricoltura è sempre stata relegata all’ultima fila nelle attività umane in Africa. Non a caso, l’agricoltore è considerato un cittadino di seconda classe. La maggior parte degli africani aspira ad essere un impiegato statale. Per quanto paradossale possa sembrare, tutti i paesi africani fanno dell’agricoltura la base del loro sviluppo.
Ma di contro, non stanno ancora facendo nulla per sviluppare questa agricoltura. E questo, in conclusione, è solo un eufemismo, un inciso che dimostra, tuttavia, uno dei tanti perché l’Africa non stia crescendo rispetto alle sue reali possibilità.
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