“L’aria, in Africa, ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento”.
Karen Blixen
Come Advisor, ovviamente, sono particolarmente attento alle evoluzioni economiche del continente africano. Da Advisor, tuttavia, devo constatare di come l’Africa non stia crescendo e di come l’intero continente non sia affatto in grado di comprendere e utilizzare al meglio le sue molte ricchezze. Di certo, non ha imparato le lezioni dei modelli socio-politici vissuti in tutto il mondo!
Indubbiamente, uno dei punti dolenti di tutta la questione è dato dall’inadeguatezza del suo sistema educativo. Nonostante siano passati numerosi anni da quando i paesi africani hanno proclamato la loro indipendenza, il sistema educativo africano, in linea generale, non si è ancora adattato alle realtà del mondo di oggi e all’evoluzione delle società africane.
Non a caso, l’istruzione elementare rimane ancora un lusso per la maggioranza. Oltre a ciò, è da considerare che, di base, l’istruzione superiore consiste in gran parte di laureati disoccupati che, quindi, non possono entrare nella forza lavoro non appena lasciano la scuola. Perciò, sfortunatamente, in un tale contesto, l’educazione tecnica e professionale che, invece, dovrebbe essere privilegiata, rimane al palo, manifestando una imperante scarsa relazione del sistema educativo africano.
A tal proposito, reputo tutto questo come una delle questioni essenziali dello sviluppo complessivo dell’Africa a cui è assolutamente necessario che le nazioni africane sappiano trovare una soluzione adeguata. Altra problematica che spiega il perché l’Africa non stia crescendo, è quella legata alla complessiva instabilità sociopolitica. Di fatti, è possibile contare sulle dita di una mano, i paesi africani che possono vantarsi di aver vissuto una lunga stabilità socio-politica. Questa è una condizione sine qua non per un corretto sviluppo.
L’Africa soffre della debolezza della sua organizzazione sociale e politica, tant’è che la combinazione di conflitti interni e appetiti esterni voraci, devastano la sua ricchezza. Indubbiamente, considero come una delle ragioni di questa instabilità cronica e ricorrente, la difficoltà di appropriarsi dei principi della democrazia.
In genere, chi arriva al poter, lo fa, nel peggiore dei casi, con un colpo di stato o per una successione dinastica, o tutt’al più, nel migliore dei casi, con elezioni pseudo democratiche. Tuttavia, alla fine, gran parte dei capi di stato africani, alla fine, finiscono per soccombere, per la maggior parte del tempo, alla tentazione della dittatura.
Grazie all’assenza di eserciti repubblicani, alla corruzione, all’analfabetismo di gran parte dei popoli, al clientelismo, al culto della personalità e via dicendo, alla fine non si fa altro che generare dei conflitti socio-politici. Di conseguenza, inconsciamente o no, i popoli africani sono loro stessi fabbriche di dittatori. Altra piaga africana è la corruzione, la quale colpisce in particolare quella che dovrebbe essere l’élite. Di fatto, in assenza di iniziative individuali o collettive per la produzione di ricchezza, lo Stato rimane l’unica vacca da mungere.
La politica è, quindi, il più grande fornitore di posti di lavoro e l’unico modo per arricchirsi legalmente o illegalmente senza lavorare. Questo stato di cose inibisce qualsiasi iniziativa e trasforma alcuni membri dello Stato, ma specialmente quelli che sono al potere o vicini, in vere e proprie sanguisughe.
Il paradosso, poi, è che, se il denaro proveniente dalla corruzione fosse effettivamente investito nelle persone, l’Africa avrebbe compiuto un grande balzo in avanti sulla strada dello sviluppo. In conclusione, il “buon governo” non certamente è il punto di forza dei leader africani.
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