“Quanto maggiore è la quantità da vendere, tanto minore sarà il prezzo al quale la merce deve essere offerta affinché possa trovare compratori; o in altre parole, la quantità domandata aumenta col discendere del prezzo, e diminuisce col salire del prezzo”.
Marshall
modello economico, o, per meglio dire un sistema economico, è un modello di organizzazione e di funzionamento dell’attività economica, le cui caratteristiche influenzano, tra l’altro, la produzione di beni e servizi, le relazioni sociali e il funzionamento del mercato del lavoro. Da Advisor, ricordo che le caratteristiche del modello sono influenzate dalle peculiarità specifiche di ciascun paese.
Perciò, un sistema economico è il modo di produrre e distribuire beni e servizi e, tutto ciò che viene ad essere stabilito in un paese, ha una grande influenza sul tenore di vita dei suoi abitanti, sul livello di disuguaglianze, sulle relazioni con altri paesi e sul potere economico. Pertanto, tra le altre cose, determina una politica di redistribuzione più o meno estesa, come pure, una determinata apertura economica.
Ovviamente, i sistemi economici variano a seconda delle regioni e dei tempi. I paesi occidentali, oggigiorno, seguono un’organizzazione basata sul capitalismo, mentre il sistema economico in vigore nei paesi dell’ex blocco orientale, era basato sui principi dell’economia comunista.
Come Advisor, considero un sistema economico, anche per il suo effetto sullo sviluppo economico, e questo perché determina l’allocazione delle risorse, ossia è un modo di distribuire le risorse. Altra considerazione da fare, è quella che un sistema economico induce una interazione indiretta tra il sistema ambientale, cioè le risorse, e il sistema demografico, ovvero i bisogni. L’economia di mercato nacque tra il 1650 e il 1750. Per quanto riguarda l’attuale modello, è da considerare che, molto dell’attuale modello economico, venne creato a partire dagli anni Ottanta, grazie a Ronald Reagan e Margaret Thatcher.
Tra i vari attuali imperativi, troviamo la massimizzazione del profitto, la competizione e l’accumulazione di capitale. Questo modello ha sperimentato diverse ondate di innovazioni che l’hanno portato a livelli considerati ineguagliabili. Tuttavia, è innegabile che l’obsolescenza del modello neoliberista, a causa della moltiplicazione degli algoritmi di finanziamento e l’avidità di talune oligarchie, abbia generato la crisi del 2008 negli Stati Uniti, la crisi in Europa del 2012 e sia attore principale per le varie crisi dei paesi emergenti.
Questi diversi “incendi”, pertanto, portano a far credere che l’attuale modello economico neoliberale, possa diventare obsoleto. Le ragioni per le crisi attuali, ovviamente, sono molteplici. Ad esempio, sembra che siano sempre più i soggetti a non tener conto dei costi futuri delle scelte non fatte dai nostri attuali leader. Di conseguenza, il comparto imprenditoriale si sta indebolendo e il suo futuro diventerà caotico.
Non a caso, vari rapporti della Banca Mondiale, sottolineano come si sia sulla strada di una implosione. Oggi, in tutti i settori, come in quello automobilistico, dell’aviazione del consumo alimentare, e altri ancora, vi sono delle vere e proprie oligarchie. Basta pensare alla Coca-Cola, alla Kraft, alla Nestlé, alla Procter & Gamble, alla Pepsico, alla Unilever, alla Kellog, alla Johnson & Johnson e alla General Mills, per comprendere il concetto.
A tal proposito, alcuni ricercatori svizzeri hanno analizzato oltre quarantamila multinazionali per scoprire che 1.318 aziende, se interconnesse fra loro, formerebbero un nucleo molto forte. In pratica, seppure rappresentando solamente l’1%, questo nucleo monopolizzerebbe oltre il 60% delle attività economiche industriali e finanziarie mondiali. In conclusione, queste multinazionali potrebbero diventare i padroni del mondo industriale ed, quindi, economico.
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