“Non interrompere mai il tuo nemico quando commette un errore”.
Napoleone Bonaparte
Come Advisor, debbo constatare come il debito pubblico sia divenuto una vera spada di Damocle. Mettendo il denaro sopra tutti i valori, le società occidentali stanno perdendo le loro anime e quelle dei popoli che le compongono.
Da Advisor, noto come i cittadini sia diventati una sorta di esseri artificiali che fluttuano alla mercé dei mass media il cui unico scopo è quello di ottenere il massimo profitto. In pratica, i cittadini vivono in un mondo in cui diventano solo consumatori di un individualismo esacerbato. Di conseguenza, non hanno più una identità, ma solo un dio: i soldi. In questo momento, sopravvivere al modello neoliberale non è certamente facile.
Non è un caso, perciò, che diversi economisti, vadano a proporre dei nuovi approcci come, ad esempio, quello di un capitalismo verde e maggiormente ecologico. Solo le persone ingenue e false, sono sorprese nel sentire così tanto rumore riguardo al debito pubblico. Di norma, un governo ammette strutturalmente un deficit fiscale annuale, ma, quando parliamo di un ritorno all’equilibrio, stiamo, in realtà, parlando di un ritorno agli standard europei. Tuttavia, è da considerare che, nei paesi sviluppati, una parte significativa della crescita è stata raggiunta attraverso un indebitamento.
Il debito pubblico può essere definito come tutti gli impegni finanziari ancora dovuti dalle pubbliche amministrazioni, vale a dire lo Stato, le autorità locali e le istituzioni pubbliche. La crisi del debito pubblico, iniziata nel 2008, sembra ricordare al mondo che gli stati possono essere inadempienti. È vero che lo stato è considerato indefinitamente solvibile a causa della sua capacità di aumentare le tasse, pur tuttavia, sostanzialmente, il debito pubblico frena investimenti e altro ancora. Oggi constatiamo che l’attuale percezione del debito è pessima. Eppure il debito pubblico è di per sé necessario.
Dobbiamo quindi distinguere tra il debito stesso e il livello del debito per analizzare la sua legittimità. Di fatti, tra i vari fondamenti teorici della partecipazione del debito pubblico alla crescita, il debito pubblico è uno strumento di politica fiscale. Nella teoria keynesiana, infatti, i deficit sono considerati positivi, perché l’aumento del debito pubblico può avere un effetto benefico sulla crescita, in particolare durante la fase di recessione. L’effetto è tanto più importante perché è finanziato dal debito, perché l’aumento della spesa fiscale aumenterebbe il carico fiscale.
Ci sono due situazioni in cui possiamo considerare l’uso del debito coerente. In primo luogo, ci sono investimenti che avvantaggiano più di una generazione, quindi non è insolito che il loro pagamento sia ripartito su diversi anni. In secondo luogo, ci sono settori finanziati dalla spesa pubblica che contribuiscono alla crescita e l’esempio dell’educazione sembra illustrare bene questo aspetto.
Pertanto, quando il debito incontra la “regola d’oro”, contribuisce alla crescita. Ma ora, l’attuale livello del debito pubblico, è troppo alto e quindi influisce sull’economia italiana. In pratica, il forte indebitamento rallenta la crescita del PIL, oltre che andare a modificare tanto le aspettative quanto le capacità a lungo termine degli agenti economici.
In conclusione, quando i governi finanziano i loro investimenti attraverso prestiti, il debito può ostacolare la crescita e le aspettative degli agenti economici possono essere negativamente modificate.
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