“L’investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non lo fate”.
Warren Buffett
La crisi del 2008, ha “costretto” anche le principali religioni monoteiste a chiarire la loro posizione relativa alla finanza. Ma da Advisor osservo come quello che dovrebbe avvenire in teoria, non sia affatto coerente con la pratica.
Anche se, per esempio, per Papa Francesco in economia e finanza la religione mostri un percorso chiaro, come Advisor mi domando come il tutto, poi, venga effettivamente messo in pratica. Difatti, se per il massimo rappresentante della fede cattolica, il mondo finanziario non dovrebbe escludere la solidarietà, come, allora, si spiegano le attività dello IOR, ovvero della banca del Vaticano?
L’Istituto per le Opere di Religione, ossia lo IOR, è uno degli enti appartenenti alla Santa Sede, le cui origini risalgono al 1887. La sua missione, oggigiorno, è quella che è stata stabilita da Giovanni Paolo II, ovvero, come indicato nel Chirografo risalente al 1 marzo del 1990, “provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili ed immobili trasferiti od affidati all’Istituto medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati ad opere di religione e di carità. L’Istituto può accettare depositi di beni da parte di enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”.
Papa Francesco, più volte, ha sottolineato come sia necessario attuare una riforma finanziaria che sia etica e che, a sua volta, porterebbe a una salutare riforma economica per tutti. Per accentuare questo suo pensiero, fa appello ai leader politici e ai maestri della finanza, ricordando che il denaro deve servire e non governare. Indiscutibilmente, molto possono asserire che certe attività finanziarie che, a dir poco, hanno macchiato la reputazione dell’Istituto per le Opere Religiose appartengono al passato.
Pur tuttavia, non ci si può dimenticare che lo IOR è e resta una banca dello Stato del Vaticano, ossia è la banca del Papa. Forse, non è vero che lo IOR si è trovato “implicato” per il riciclaggio di denaro sporco, compreso quello della mafia, e per illeciti sulla gestione dei conti. Non a caso, è stata anche presa in seria considerazione la chiusura della banca del Vaticano.
A seguito di regole più severe, guidate da principi in termini di attività amministrative e finanziarie, trasparenza, responsabilità e tolleranza zero, lo IOR avrebbe subito una sua trasformazione in una banca di deposito limitata.
Di conseguenza, si dovrebbe concentrare sui servizi bancari per il clero, per le congregazioni, per le diocesi e per i laici impiegati dal Vaticano. Ma quanto è vero che lo IOR abbia effettivamente deciso di limitare significativamente i suoi investimenti? Difficile rispondere a questa domanda. A tal proposito, in conclusione, l’unica cosa che oggettivamente mi sento di esternare è che il tutto rappresenta una separazione tutt’altro che assoluta.
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