“Mi piacerebbe molto fare un viaggio in Russia, anche se quei bastardi hanno ucciso metà della mia famiglia”
Principe Filippo di Edimburgo
Da Advisor, recentissimamente mi sono trovato a partecipare ad un interessante simposio incentrato sul modello di intelligenza economica sovietica. Come Advisor, ricordo perfettamente come, durante gli anni della guerra fredda, il complesso militare e industriale deteneva, in Russia, il monopolio della gestione delle informazioni scientifiche, tecnologiche, economiche e commerciali.
Fu, in pratica, proprio la commissione militare e industriale a riunire le richieste delle compagnie nazionali nel campo che venne, appunto, definito dell’intelligenza economica. Richieste che sono, poi, passate attraverso i dipartimenti corrispondenti al settore economico delle aziende.
La commissione andò, perciò, ad elaborare un vero e proprio piano di intelligence nazionale, rivolgendosi alle varie agenzie di intelligence e sicurezza per soddisfare i suoi bisogni. Oltre al KGB e alle altre intelligence militari, anche altre agenzie vennero ad coinvolte nel fornire le necessarie informazioni economiche, come ad esempio, il comitato statale per la scienza e la tecnologia, il comitato statale per il commercio estero, lo speciale l’accademia sovietica delle scienze, e via dicendo.
Al tempo, il mondo occidentale ebbe l’occasione di poter misurare l’entità dello spionaggio sovietico, in particolare quello economico, in seguito alle rivelazioni di un membro dei servizi di sicurezza sovietici, ovvero Vladimir Vetrov, colonnello del KGB, che nel 1980 iniziò a “lavorare” per l’Occidente.
Noto come Farewel, nome in codice, contattò Pierre Froment, un ingegnere francese che, all’epoca dei fatti, lavorava a Mosca. Ovviamente, data la delicatezza e l’importanza della questione, in breve tempo, il tutto passo in mano ai servizi segreti francesi. Gli stessi Mitterrand e Reagan scesero in campo.
In estrema sintesi, Farewel, ossia Vladimir Vetrov, rivelò al mondo occidentale l’esistenza di un’ enorme rete di spie sovietiche tramite le quali i russi erano in grado di essere informati sulle ricerche effettuate all’Ovest tanto in campo militare quanto in quello scientifico. Non a caso, l’intero affare Farewell, venne descritto, dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, come “il più grande affare di spionaggio del secolo”.
Seppure, sulla carta, la cosiddetta guerra fredda sia finita, in realtà, questa nuova fase ha permesso di dare un nuovo slancio a tutta l’intelligenza economica della Russia. Come ben evidenziato durante i lavori del simposio, nel 1991, quando Boris Eltsin prese il potere al Cremlino, “licenziò” centinaia di agenti della sicurezza, temendo l’influenza dei membri del KGB, specialmente dopo il fallimento del colpo di stato organizzato dal capo di KGB.
Quindi, in Russia, tra il 1993 e il 1995, le banche e le compagnie petrolifere e del gas, accolsero i membri ex- KGB all’interno della loro direzione della sicurezza. Secondo i dati esposti durante il simposio, in conclusione, si è calcolato che, nel solo 2004, dal 12 al 15% delle grandi imprese russe hanno una sottodivisione di intelligenza economica, cioè collegata alla direzione della sicurezza, e che esclusivamente il 4-5% di queste multinazionali offre una autonomia reale per un servizio.
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