“Il fattore chiave che determinerà il tuo futuro finanziario non è l’economia; il fattore chiave è la tua filosofia”
Jim Rohn
Come Advisor, sono dell’avviso che un ritorno alla razionalità, anche se costa agli investitori, sia sempre un qualcosa di basilarmente importante. Cardine della questione è, quindi, il saper comprendere le correzioni del mercato.
Da Advisor, considerato fondamentale, proprio per una maggiore comprensione, tornare indietro di qualche anno. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, tutti i governi dei paesi sviluppati si sono dichiarati incapaci di rimettere in carreggiata le proprie economie, paralizzate dai loro livelli eccessivi di debito. Il destino delle economie è stato, quindi, consegnato alle banche centrali.
Esse, hanno usato tutto il loro potere per svolgere il loro compito, utilizzando l’unico mezzo a disposizione di una banca centrale per sostenere l’attività economica, ovvero fornire liquidità al sistema economico.
Le banche centrali hanno, pertanto, intrapreso il percorso coraggioso delle transazioni non convenzionali, compresi gli acquisti massicci di attività finanziarie dal mercato. Queste operazioni hanno portato liquidità senza precedenti al sistema economico, acquistando obbligazioni sistematiche e massicce e facendo cadere drasticamente i tassi di interesse. Questo calo dei rendimenti ha spinto gli investitori a cercare compensazioni più interessanti, acquistando nel mercato del credito e azionario.
Non è stata, perciò, la performance dell’economia reale a motivare gli investitori azionari, ma la promessa delle banche centrali che il costante contributo alla liquidità continuerebbe a sostenere il prezzo di tutte le attività finanziarie.
Questa dinamica complessiva ha portato i mercati obbligazionari e azionari ad avere lo stesso slancio verso l’alto, con l’indice azionario europeo, ad esempio, che ha guadagnato oltre il 40% dal 2013 al 2017, mentre il tasso di interesse sui titoli di Stato tedeschi è stato diviso per quattro, passando dal 2% allo 0,5% nel periodo.
Non importava, in quel periodo, che la crescita economica reale rimanesse fiacca. Paradossalmente, finché l’impatto di queste politiche monetarie sull’economia reale è rimasto insufficiente, è stata assicurata la continuità del sostegno delle banche centrali.
Di conseguenza, i mercati potrebbero continuare a salire. Pertanto, la domanda che era legittimo chiedersi era il sapere quale forma avrebbe preso il risultato di questo periodo eccezionale. In caso di fallimento finale di queste politiche monetarie, vale a dire in caso di calo dell’inflazione, i mercati rischiano una notevole crisi di fiducia. Questo fallimento è stato evitato.
Dovrebbe essere capito, invece, che l’ascesa dei mercati negli ultimi anni è stata su una cresta formata da diverse insidie. La banca centrale degli Stati Uniti, ossia la Fed, è stata in grado di interrompere l’acquisto di obbligazioni nell’ottobre 2014 senza che i mercati o le obbligazioni o le azioni non si muovessero in modo duraturo. Durante questo periodo, la crescita e l’inflazione non erano né troppo forti né troppo deboli.
La Banca centrale europea, subito dopo il 2015, ha avviato il proprio programma di acquisto. Inoltre, sulla scia del timore che il voto britannico sulla Brexit ha causato sui mercati a giugno 2016, le banche centrali sono state in grado di placare immediatamente gli investitori con il tanto necessario sostegno. In conclusione, gli investitori devono capire che i fattori di performance a cui si sono abituati si stanno invertendo.
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