“La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità”
John Fitzgerald Kennedy
Anche io come Advisor, unitamente a tanti italiani, ogni giorno leggo sulle prime pagine dei vari giornali, sento dai notiziari, l’andamento dello spread, ovvero di quel termine utilizzato al fine di indicare quale sia la differenza di rendimento che intercorre tra i decennali titoli di stato italiani e quelli della Germania.
Da Advisor, tuttavia, deve constatare come lo spread sia uno di quei tanti argomenti che, volutamente, vengono ad essere ammantati dalle più fitte nebbie. In effetti, fino al 2011, il termine spread era totalmente sconosciuto tanto dai media quanto dal grande pubblico, utilizzato, esclusivamente, da coloro i quali erano considerati specialisti dei mercati. Tuttavia, a seguito del fallimento di Lehman Brothers, le cose iniziarono a modificarsi.
Chiunque volesse, poi, ricostruire un po’ la sua storia, si troverebbe a dover affrontare un linguaggio ricco di termini angloamericani e di definizioni tecno finanziarie. Di fatto, quindi, una costellazione appositamente creata, in modo che l’argomento spread sia divenuto, di fatto, un qualcosa di così complesso che è quasi impossibile trattarlo seguendo un semplice linguaggio corrente.
Tuttavia, a quanto sembra, è divenuto il perno sulla quale ruotano sia le decisioni politiche e sia quelle economiche. Personalmente, lo vedo come una sorta di un qualcosa appartenente e scaturito da una setta esoterica, più attenta a ritorni personali che fornire reali suggerimenti. Ma stranamente, il suo altalenante percorso, è oggetto di devozione, al punto che si sente la necessità di divulgare quotidianamente il suo stato di salute. Gli esiti di tutto ciò, sono pesanti, viste le ricadute su governi e mercati finanziari. In altre parole, sembra che il destino di milioni di investitori sia in balia degli effetti dello spread.
Nei fatti, quindi, pare che uno Stato seppure apparentemente sovrano, debba muoversi esclusivamente sulla base dei dettami dello spread. A tal proposito, a costo di apparire qualunquista, credo che tutto ciò sia esclusivamente un qualcosa che fa a capo a quella che si è soliti definire la grande finanza internazionale, ovvero quel centro di potere che detiene saldamente le redini di tutta l’economia mondiale e cioè le banche.
Qui, non si tratta di voler essere dei populisti, oppure di essere contro l’euro. Infatti si vuole solamente ricordare come e quanto siano meri messaggi propagandistici quelli che sono collegati allo spread. Non a caso, proprio dall’aumento dei tassi di interesse è data la possibilità di andare a lucrare su quello che è il debito pubblico. In pratica, chi manovra lo spread, lo fa con il fine unico di andare a lucrare sul debito pubblico e per fare in modo che si possa mantenere uno status quo che si basa su gli stessi politici che sono, in sostanza, al servizio dei grandi che hanno il potere finanziario.
In conclusione, tutte le azioni provocata appositamente dallo spread, fanno in modo che, lo stato italiano per pagare gli interessi, si trova nella situazione di sottrarre i fondi necessari ai servizi quali stato sociale, pensioni, sanità, con un consequenziale aumento della tassazione e una privatizzazione delle aziende che sono, guarda caso, così prede ambite dai pescecani della grande finanza.
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