Il QE: una misteriosa manovra economica o effettiva risorsa per un rilancio?

Non con i sentimenti pacifisti, ma con una organizzazione economica mondiale, l’umanità civile potrà essere salvata dal suicidio collettivo

Bertrand Russell

 Advisor Abbate - bce sede

Come Advisor, so perfettamente che gli investitori devono monitorare attentamente la politica monetaria delle banche centrali. Inoltre, l’impatto sulla fiducia delle incredibili avventure dei leader politici, e, anche, l’attualità dell’attività economica, acuisce ulteriormente la curiosità del risparmiatore.

Tuttavia, anche per gli investitori motivati, l’esame delle politiche monetarie messe in atto dalle banche centrali, il più delle volte, non è certo una lettura accattivante. Da Advisor, desidero rammentare che, molto spesso, la cosa più visibile non è necessariamente quella più importante. Infatti, anche secondo il parere di molti celebri economisti, la rivoluzione che influenzerà maggiormente la direzione dei mercati finanziari nei prossimi mesi, e probabilmente nei prossimi anni, non è tanta una questione politica ma, soprattutto, monetaria.

Quasi dieci anni fa si è andato a sviluppare il QE, Quantitative Easing, una locuzione inglese che indica, in lingua italiana, una facilitazione quantitativa, o anche un allentamento quantitativo o un alleggerimento. In altri termini, sicuramente maggiormente comprensivi, il QE designa una modalità tramite la quale una Banca Centrale va ad intervenire, in modo non convenzionale, sia sul sistema economico e sia sul sistema finanziario di un determinato paese, al fine di far aumentare la moneta che è in circolazione.

Anche se probabilmente non giusto considerare il Quantitative Easing, come l’ultima spiaggia, è, comunque, una medica inventata dalla Banche Centrali allo scopo di curare “malattie gravi”. Visto, quindi, dalle Banche Centrali come mezzo al fine di poter stimolare, tra l’altro, la crescita della produzione e dell’economia, può, tuttavia, avere dei negativi effetti.

Personalmente, valuto il Quantitative Easing, più che altro come un vero e proprio artifizio a supporto di quegli stati che si trovano in difficoltà tanto nel sostenere quanto nel rinnovare quello che è il proprio debito pubblico. Inoltre, è da considerare che tale manovra è considerata non convenzionale, proprio perché non ha nulla a che fare con tutte quelle tipiche misure che caratterizzano una politica monetaria. A riprova di quanto sostengo, ricordo che uno dei primi effetti prodotti dal Quantitative Easing, si può riassumere in tre cose.

La prima, è quella di far alzare i costi dei titoli che vengono ad essere acquistati, la seconda che fa ridurne il rendimento e la terza, quella poi maggiormente nevralgica, consente alle banche di una liquidità maggiore. Fino a qui, parrebbe essere un qualcosa di interessante. Tuttavia, vi è un pericolo che sovrasta l’intera manovra.

Infatti, non è assolutamente certo che, il denaro che è pervenuto alle banche attraverso le operazioni di QE, davvero passi alla cosiddetta economia reale! Invero, vi è sempre la forte possibilità che gli istituti bancari, prendano la decisione di mantenere tutto il denaro proveniente dal Quantitative Easing, in depositi presso la stessa Banca Centrale. Infatti, quando vi sono periodi contraddistinti da difficoltà economiche, le banche giudicano, di solito, alquanto rischioso e pericoloso effettuare operazioni di prestito.

A fronte di ciò, e considerato la mancanza di sicurezza che il denaro che è stato creato dal QE arrivi effettivamente all’economia reale, questa manovra, in conclusione, risulta essere, nel suo complesso, esclusivamente un alleggerimento di quelli che sono i debiti accumulati sul debito pubblico stesso.

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Francia: un Paese dove dalle parole si passa ai fatti

La realtà esiste nella mente umana e non altrove”.

George Orwell

Come Advisor, noto, non senza vivo stupore, che mentre in Italia la solita classe politica va avanti con inutili ostentazioni e proclami senza la più che minima attuazione, le cose nel resto del mondo sono ben differenti. Per accorgersene non occorre andare chi sa dove.

Infatti, è sufficiente analizzare con attenzione cosa sta avvenendo in Francia, un paese confinante con l’Italia e meta turistica tra le più note. Orbene, come Advisor, devo constatare come in quel paese le cosiddette start-up siano in costante aumento e come gli investitori iniettano milioni di euro per sostenere i progetti più ambiziosi. Non a caso, Parigi, sta spodestando Londra come capitale europea della innovazione.

Per avere una maggiore idea del come in Francia stiano effettivamente cambiando le cose, è sufficiente ricordare che lì esistono qualcosa come tra le 5.000 e le 6.000 start-up e che, nel solo 2016, oltre 850 milioni di euro sono stati investiti in capitale di rischio, una somma che è triplicata rispetto a soli tre anni indietro. Ma non finisce qui. Infatti, è da sottolineare come siano proprio i principali gruppi francesi a sostenere questa attività. Quindi, sono i grandi gruppi come, ad esempio, AXA, PSA ed Engie, che stanno supportando le creazioni di business.

I risultati più evidenti sono palesi, visto che Parigi è ora davanti a Berlino sul podio delle città europee concentrate sulla economia digitale.  Un movimento che, di conseguenza, continua con la creazione di un gigantesco incubatore di idee e movimenti finanziari. Oltre a ciò, si deve correttamente ricordare che, questo eccezionale successo, è, anche, in grado di riuscire ad attirare numerosi investitori stranieri, alcuni dei quali hanno acquistato applicazioni create da ingegneri francesi.

Eppure, pare che la classe politica ed economica italiana, sia lontana anni luce dal comprendere come il digitale sia sempre più una rivoluzione in continuo progress, della quale non potremo fare a meno. Pertanto, sarebbe molto più corretto rendersi conto che non è più il tempo di misurare la vastità delle opportunità, ma piuttosto di affrontare i rischi intrinseci.

Non a caso, il digitale è sinonimo di un progresso che ogni giorno prospetta un futuro ove i suoi contorni risultano essere maggiormente disegnati. Quindi, un futuro che propone numerose possibilità di successo oltre che assumere le connotazioni di un possibile rifugio per degli ottimi e proficui investimenti.

Ovviamente, come, d’altronde ogni tipo di investimento, anche il digitale non è assolutamente un universo libero da interrogatori, come pure da nessun limite di sovrapposizione. Di fatti, per raggiungere il giusto equilibrio è quanto mai necessario sviluppare un progetto ambizioso, ovvero quello relativo al saper padroneggiare il mondo digitale che verte, perciò l’intera governance, cioè tanto la politica quanto l’economia.

In conclusione, reputo che questo sia il miglior approccio possibile se, effettivamente, si vuole che tutto questo possa effettivamente raffigurare uno strumento aperto a tutti al fine di beneficiare di quanto propone una economia digitale e non diventi una deriva con delle conseguenze drammatiche.

I punti chiave per comprendere l’economia globale

L’economia di mercato non rispetta le frontiere politiche. Il suo campo d’azione è il mondo intero

Ludwig von Mises

Advisor Abbate - economia, mondo, globalizzazione

Per generazioni la gente ha utilizzato il sistema del baratto, una particolare forma di commercio che vede, in estrema sintesi, la propria parte prodotta in eccesso scambiata con l’eccedenza degli altri. Da allora, l’economia globale ha modificato il sistema.

Come Advisor reputo che per comprendere meglio quali siano i meccanismi che attualmente regolamentano l’economia mondiale, sia necessario avere visione di alcuni punti chiave.

D’altronde, per una visione sull’economia globale non è sufficiente conoscere le migliori performance delle economie sviluppate oppure di quelle dei paesi emergenti. Non per nulla, gli investitori non ignorano i mercati azionari, in particolare lo scenario offerto dal Vecchio Continente.

Ma vediamo alcuni di questi punti da tener sotto osservazione.

Primo: l’economia degli Stati Uniti d’America, la quale rappresenta da sola un quinto del PIL mondiale, si sta riprendendo dalla contrazione ciclica sperimentata nel primo trimestre e il recente miglioramento dei consumi potrà sostenere un rimbalzo di moderata crescita nella seconda parte dell’anno.

Secondo: l’economia cinese continua a rallentare, ed è in piena trasformazione, promuovendo la domanda interna e la riforma del sistema finanziario. Si prevede che la crescita media in Cina sarà sotto il 7% e verrà superato dalla crescita dinamica del mercato dell’India quest’anno. Tuttavia, la Cina rimane la seconda più grande economia del mondo in assoluto e rappresenta circa un sesto del PIL mondiale. La Cina e il gigante emergente dell’India saranno, per queste ragioni, una delle principali fonti di crescita del mercato globale.

Terzo: dopo la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 e nonostante una crescita molto modesta, la zona euro continua ad essere “attraente” per molti investitori. Non per nulla, la ripresa dell’Eurozona mostra più che interessanti dinamiche, i frutti della grande ristrutturazione aziendale che ha avuto luogo dal 2010.

Advisor Abbate - Mercato azionarioQuarto: la Germania è da sempre considerata la locomotiva trainante dell’intera economia del Vecchio Continente. Pur tuttavia, è interessante osservare la Spagna che sta cavalcando le riforme economiche degli ultimi anni, divenendo, per molti aspetti, il più grande esempio di una economia che ha assicurato un futuro migliore in un mondo ostile e pieno di competizione globale implacabile.

Quinto: di particolare interesse è poi il Giappone, il quarto pilastro della crescita globale e la quarta più grande economia nel mondo dopo l’India. È un paese che sta vivendo un miglioramento degli investimenti e il recupero dei consumi privati, dopo uno stimolo fiscale e monetario e la svalutazione dello yen. Abbiamo, quindi, sul tavolo una ripresa paragonabile a quella della zona euro.

Sesto: La maggior parte dei mercati emergenti in America Latina, nell’Europa dell’Est, in Africa, in Medio Oriente e in Asia centrale rimangono relativamente dormienti e sono una fonte di debolezza della domanda globale. Certamente il calo del prezzo delle materie prime è stato un fattore che spiega il relativo rallentamento delle economie nei paesi emergenti. Tuttavia, nel complesso la caduta dei prezzi delle materie prime ha avuto solo un effetto deflazionistico temporaneo.

In conclusione, come Advisor sono dell’idea che fino a quando la politica monetaria rimarrà generalmente espansiva, ci si potrà concentrare sul rischio di deflazione e, pertanto, al momento, gli investitori non possono, di certo, ignorare i mercati azionari, in particolare quello europeo.

Le banche, fin dall’antichità hanno in mano il potere economico e finanziario

Non è vero che le banche sono come i ladri. Il ladro i soldi viene a prendermeli in casa, la mia banca invece pretende pure che glieli porti!

(Maurizio Crozza)

Advisor Abbate - banchieri

Come Advisor ricordo ancora molto bene quando il professore di economia all’università, più volte sottolineava che la raccolta di depositi era in special modo la funzione originaria delle banche. In pratica, la banca provvedeva a custodire i denari per conto dei risparmiatori.

Ma, questo concetto di base ben presto mutò. Infatti, le banche constatarono che questi depositi non erano tutti contemporaneamente ritirati, come pure anche se una parte ne era ritirata altra ne affluiva. Compresero quindi molto bene come fosse possibile prestare un determinato ammontare dei depositi stessi.

La funzione monetaria che hanno le banche è risalente a tempi che sono molto lontani, ed è la conseguenza di una lenta e costante evoluzione nei secoli. I documenti disponibili, infatti, consentono di poter far riallacciare alle più antiche civiltà orientali la genesi di una attività che è assimilabile molto a quella bancaria.

Advisor Abbate - Banchiere medioevaleNel codice di Hammurabi si testimonia come in Babilonia già a partire dal II millennio a. C. fosse di corrente consuetudine la pratica di quelli che noi oggi chiameremo “depositi di conto corrente”. I templi e il palazzo reale erano i luoghi ove erano serbati i tesori pubblici.

In pratica assolvevano le funzioni di una banca, ove i cittadini riponevano le proprie ricchezze affidando, ad esempio, oggetti preziosi metalli e cereali, e in cambio di questo ricevevano regolari quietanze. Mi ricordo anche che sorsero poi banche babilonesi per iniziativa privata, le quali inoltre offrivano già un servizio davvero all’avanguardia è cioè la “rimunerazione per conto di terzi”, e facevano ciò andando a prelevare i soldi da quelli depositati e affidati a loro; concedevano, inoltre anticipazioni ai clienti e mutui.

Dopo il V secolo a. C., sotto l’influsso delle vicine civiltà orientali, nacque l’attività bancaria anche in Grecia, attività che ben presto andò accrescendosi soprattutto grazie alla propagazione della moneta coniata. Ricordo anche che i primi banchieri greci, che erano all’epoca chiamati i trapezisti, assolvevano già moderne funzioni come, ad esempio, concedevano prestiti, esplicavano funzioni di cambiavalute, effettuavano pagamenti spesso su ipoteca o pegno per conto dei “correntisti”, come erano frequenti i prestiti marittimi.

Advisor Abbate - Mostra-Firenze-Il-Denaro-e-la-BellezzaA partire dal IV secolo a. C. anche a Roma si eseguivano operazioni bancarie del tutto uguali a quelle che erano soliti fare i trapezisti della Grecia. Le forme di documentazione, in epoca romana, si andarono a perfezionare. L’organizzazione bancaria in tutto l’Occidente ebbe il tracollo alla caduta dell’Impero Romano.

Solo dopo l’Anno Mille, con il propagarsi di una vita economica, anche grazie alla ripresa dei traffici commerciali, si assistette al risorgere di una certa attività bancaria. I promotori furono, quindi, i mercanti, e gli Italiani furono i primi, visto che la loro sfera di interessi economici andava dall’occidente europeo fino alla terra santa, ma anche con la parte settentrionale del continente africano.

Come Advisor questi ricordi di studi universitari mi hanno concesso di poter comprendere le funzioni delle banche e di come i grandi potenti dell’economia operano.

Tutelare il Made in Italy con una rotta precisa e chiara

Quando è in atto una crisi, la passività non fa che accrescere l’impotenza: alla fine ci si trova costretti ad agire proprio sui problemi e nelle condizioni di gran lunga meno favorevoli

(Henry Kissinger, Gli anni alla Casa Bianca, 1980)

Advisor Abbate - frecce tricolori

Per il Premier Matteo Renzi l’Italia è la patria della legalità. Ora tanto come italiano quanto Advisor abituato a confortarmi con il mondo economico di tutto il pianeta, mi chiedo se quanto asserito dall’attuale Premier, tra parentesi ancora una volta imposto e non frutto di libere elezioni, sia convinto di quanto dice, oppure se è la classica frase d’effetto pronunciata tanto per dirla.

Certo, in assoluto il concetto trova la sua essenza, visto che l’importanza e la valenza storica intrinseca del Diritto Romano la si può ancora oggi vedere riflessa, ma dato che tale frase non sarebbe stata pronunciata in una aula di Università, non fa altro che lasciarmi alquanto basito.

Se si fosse al bar con gli amici a parlare di calcio e di politica, verrebbe quasi voglia di domandarsi se ci fa oppure effettivamente c’è. Parlare di legalità in un Paese nel quale la corruzione è ai massimi storici non è solamente deviante e falso, ma denota la semplicità e la stupidità con la quale la nostra classe politica affronta le questioni che sono sul tavolo.

Advisor Abbate - tricolore cervelloRecentemente è stato, infatti, pubblicato che nel nostro Paese la corruzione viene ad essere percepita al novanta per cento. Evidentemente il Premier Renzi appartiene al restante 10 per cento, peccato però che è il capo del Governo italiano.

Molti sostengono che indagare sulla corruzione presenta dei costi superiore a confronto dei risultati. Sulla base di questa tipologia di impostazione mentale, sarebbe allora molto meglio mettere un bell’annuncio su internet e cercare qualcuno disposto a comprarsi l’Italia. Almeno, così, forse, finirebbe tutta questa imbarazzante tiritera.

Già il nostro Paese non gode di generalmente grande affidabilità, anche in considerazione che i vari governi non solo cambiano linee programmatiche, ma si divertano anche a creare grande confusione in tema di economia.

L’economia è uno dei settori chiave per un paese, e deve essere maggiormente rispettato. È un mare nel quale vi sono i noti grandi squali, speculatori che possono allegramente prosperare nelle acque torbide. Se poi non si fa altro che alimentare questo habitat, una qualsiasi persona dotata di una media intelligenza può trarre da solo le logiche conseguenze.

IPizzan una globalizzazione di mercato, si debbono fare altri tipi di scelte. Si debbono offrire chiare e inequivocabili garanzie, se effettivamente si vuole uscire dalla pressante presa da parte delle lobby di speculatori.

I nostri storici brand non possono essere così svenduti per un semplice piatto di minestra. Anzi, debbono essere salvaguardati e riportati in auge.

O il nostro Governo, qualsiasi esso sia, cambia effettivamente rotta, oppure il destino del tanto decantato Made in Italy va letteralmente a buone donne. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro, ma proprio il futuro stesso del paese Italia.

Non si può in continuazione fondare tutta l’economia sulla base delle sovvenzioni europee, che oltretutto non si è neppure capaci di utilizzare. Si deve impostare una rotta precisa e chiara, che sappia fornire la sufficienza fiducia delle enormi potenzialità insite e che aspettano, oramai da lunghi anni, di poter finalmente riemergere in tutta la gloria e la possanza che le spettano.

 

 

Italiani dimenticati: l’intramontabile verve di Guareschi

Bisogna sognare: aggrapparsi alla realtà con i nostri sogni, per non dimenticarci d’esser vivi. Bisogna sognare: e, nel sogno, ritroveremo valori che avevamo dimenticato, scopriremo valori ignorati, ravviseremo gli errori del nostro passato e la fisionomia del nostro avvenire

(Dal libro “Diario clandestino” di Giovannino Guareschi)

Giovannino Guareschi

Giovannino Guareschi

L’Italia è certamente il Paese che avrebbe tutte le carte in regola per poter essere una guida culturale e storica. Il suo glorioso passato, le fulgide menti espresse dalla nostra amata Patria sono inequivocabilmente delle prove che confermano tutto ciò.

Pur tuttavia, questo ruolo rimane nell’oblio per colpa di una classe politica che dal 1946 fino ai nostri giorni è schiava dei particolari interessi di bottega. Basta semplicemente vedere come il nostro Bel Paese è stato ridotto.

Eppure, il mio spirito indomito, la mia attività di Advisor, mi porta a sperare sempre in un futuro migliore nel quale finalmente la verità storica verrà analizzata con meno faziosità.

Fra i numerosi personaggi che i nostri governi hanno regolarmente ignorato spicca la figura di Giovannino Guareschi, uno dei più grandi scrittori del nostro Novecento, fine giornalista, brioso umorista ed elegante caricaturista. Qualità che all’estero ha avuto l’onore di vendere oltre venti milioni di libri e per uno scrittore italiano vendere così tante copie nel mondo non è di certo così semplice.

È anche lo scrittore italiano che è stato maggiormente tradotto in assoluto. Eppure tutti i vari governi lo hanno sempre sistematicamente ignorato. Certamente chi ha qualche primavera sulle spalle non ha dimenticato uno dei migliori settimanali umoristici che si sono mai letti.

Mi riferisco proprio al Candido, fondato da Giovannino Guareschi e da Giovanni Mosca ed edito da Angelo Rizzoli. Il Candido è stata la massima espressione di vera e propria satira, mai volgare o stupida.

Con spietata correttezza e onestà morale, il grande Giovannino Guareschi scriveva con uno stile pulito e graffiante una raffinata satira che vedeva come protagonista la classe politica del dopoguerra, e, in special modo, i comunisti italiani, come pure l’Unione Sovietica e i paesi che facevano parte del famigerato patto di Varsavia.

La grande sagacia di Giovannino Guareschi è ancora viva con le sue storiche vignette e nelle sue storiche frasi, come la nota: “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!”.

Candido Giovanni Guareschi

Nel lontano 1953, da fine giornalista e attento osservatore, già denunciava la dilagante corruzione all’interno dell’allora Democrazia Cristiana, come pure l’odioso e imbelle comportamento nei confronti dello spinoso problema legato a Trieste, che all’epoca era ancora controllata e amministrata dalle forze militari alleate.

La penna pungente di Giovannino Guareschi è sempre stata pronta a scrivere senza mai alcuna riverenza o paura, un’onesta morale che lo vide inviato ai campi di concentramento tedeschi dopo il grande caos del famigerato 8 settembre.

Come Advisor riconosco e ammiro chi difende le proprie idee e chi sa con eleganza e argutezza fare un elegante sarcasmo, ragione per la quale desidero concludere questa mia modesta memoria dedicata a questo grande personaggio riportando fedelmente due suoi lungimiranti pensieri:

Obbedienza cieca, pronta e assoluta

<Contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: “Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni insetti”, contiene un errore di stampa e pertanto va letta: “Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni inetti>.

I trinariciuti

Guareschi - trinariciuto<Perché nel mio concetto base, la terza narice ha una sua funzione completamente indipendente dalle altre due: serve di scarico in modo da tener sgombro il cervello dalla materia grigia e permette nello stesso tempo l’accesso al cervello delle direttive di partito che, appunto, debbono sostituire il cervello. Il quale cervello, lo si vede, appartiene oramai ad un altro secolo>.

 

Pensioni – INPS, intervenire sulla fascia dei 55-65 anni

Advisor Abbate - Pensioni lontane per la fascia 55-65

Come Advisor, non posso che essere d’accordo con quanto affermato da Tito Boeri, il presidente dell’Inps. Infatti, Boeri, ha asserito che nel nostro Paese la priorità oggi deve essere la povertà e questo deve essere un aspetto che deve trovare la sua soluzione prima ancora di pensare ad un aumento generico delle pensioni.

Il tutto è scaturito all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale riguardante l’indicizzazione delle pensioni, sentenza che ha visto l’attuale Governo, sulla base delle decisioni di Renzi, applicare tale sentenza secondo un proprio modo di vedere.

Non per nulla, ha deciso di effettuare un rimborso una tantum, solamente per le pensioni valutate medio–basse. Il costo presentato dalla sentenza della Consulta, è di 18 miliardi. Appare perciò più che evidente che, di fronte ad una spesa di una certa rilevanza, il poter andare ad adottare misure effettive e reali per contrastare la povertà diventa sempre più difficile.

E questo sensibile aspetto è stato immediatamente colto dal presidente dell’Inps, il quale in una audizione che si è tenuta presso la Commissione Affari Sociali della Camera, ha espresso a chiare lettere questo pensiero.

Come Advisor e come uomo, il mio pensiero non può che correre a tutti quegli uomini e quelle donne che si trovano nella fascia di età compresa fra i 55 e i 65 anni, che avendo perso il proprio posto di lavoro, si trovano in seria difficoltà nel trovarne uno nuovo.

Il blocco dell'indicizzazione delle pensioni scattato con il Salva Italia e poi bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone: quelle con un reddito da pensione superiore ai 1.500 euro mensili lordi. Il numero dei pensionati sopra e sotto i 1500 euro al mese secondo il casellario centrale sul sito Inps con dati aggiornati al 2013

Il blocco dell’indicizzazione delle pensioni scattato con il Salva Italia e poi bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone: quelle con un reddito da pensione superiore ai 1.500 euro mensili lordi. Il numero dei pensionati sopra e sotto i 1500 euro al mese secondo il casellario centrale sul sito Inps con dati aggiornati al 2013

Secondo il numero uno dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è di fondamentale importanza andare a impegnare importanti risorse anche per queste persone, che rischiano di far incrementare ancor di più la povertà. È di certo una emergenza sociale che impone radicali e definitive soluzioni.

Chi ha quella fascia di età, infatti, deve affrontare un problema di lavoro che è già di se per se molto serio. Ma, per ulteriormente aggravare la già pesante situazione, è anche da registrare le preoccupazioni espresse da parte dell’Unione Europea, a riguardo l’impegno assunto dal Governo italiano nel rispettare quanto è previsto dal programma di stabilità in merito ai target fiscali.

Advisor Abbate - inpsIl nostro Esecutivo, tramite un suo portavoce, si è immediatamente premurato di assicurare il rispetto delle stime economiche concordate.

Il premier Matteo Renzi sta valutando l’ipotesi di modificare la Legge Fornero, introducendo una flessibilità in uscita penalizzata. Certo, al di là delle varie osservazioni che si possono effettuare, quel che è certo è che chi si trova nella fascia di età compresa fra i 55 e i 65 anni ed è senza lavoro, trova molta più difficoltà nel poter rientrare nel mondo del lavoro e forse una soluzione del genere potrebbe andare incontro ad una risoluzione parziale del problema.

Quel che resta ancora oggi insoluto, tuttavia, è il comprendere bene che fine fanno tutti i contributi che ogni lavoratore versa, e perché ogni qualvolta che si parla della pensione sembra quasi che si voglia rubare un qualcosa. Se un lavoratore ha versato per la bellezza di trentacinque anni i suoi contributi, o quanto è riuscito a dare, è davvero così improponibile che si veda corrisposto quanto dato?

Edilizia eco/sostenibile: un’occasione per aggredire la crisi

Casa ecosostenibile

Se si volesse fornire una definizione al concetto di edilizia eco/sostenibile, si potrebbe dire che con questo concetto si intendono quei progetti relativi alla edificazione di edifici che risultano essere in grado di poter limitare il loro impatto ambientale.

Come Advisor, ricordo che su questo orientamento vi sono numerose direttive che provengono dall’Unione Europea. Voglio anche sottolineare come il nostro Paese sia in prima linea riguardo una tutela migliore dell’ambiente sia tramite il recepimento di queste direttive e sia con proposte di Legge apposite che possono andare a incoraggiare progetti riguardanti edilizia eco/sostenibile.

Ma oltre a questi aspetti, per l’edilizia italiana, si tratteggiano ottime opportunità tra incentivi europei e fondi strutturali. Una bella boccata di ossigeno per un comparto che è stato investito dalla crisi e dalla fase recessiva.

Pannelli solariSecondo i dati, si sono persi all’incirca settecentomila posti di lavoro nei soli ultimi anni, senza poi dimenticare le centinaia di imprese che si sono viste costrette a chiudere. Tuttavia, proprio in virtù di delle ottime opportunità che si prospettano all’orizzonte, grazie all’edilizia eco/sostenibile, il settore e tutti noi insieme, possiamo costruire un futuro migliore.

Ho sempre ribadito il concetto che oggi più che mai è necessario innovare in modo eco/sostenibile per poter effettivamente crescere. Innovazione e sostenibilità reputo che siano gli effettivi mezzi per uscire dalla crisi, e, inoltre raffigurano la miglior chiave di lettura che si possa dare a tutti i vari avvenimenti necessari per spezzare l’incredibile catena di eventi che ha portato a questa situazione.

Pertanto è assolutamente importante che non venga a mancare una reale spinta innovativa che sia realmente in grado di incrociare come pure di tenere insieme l’intero quadro operativo. D’altra parte, poi non è assolutamente il caso di non tenere in debito conto l’accresciuta sensibilità all’ambiente e come si siano sempre più sviluppate delle esigenze che desiderano essere soddisfatte con un risparmio e migliori condizioni di vivibilità.

MansardaCome Advisor ho avuto il piacere di riscontrare sempre un ampio e largo appoggio per progetti di sviluppo impiantati sulla sostenibilità ambientale. La diffusione di reali e concrete fonti energetiche, infatti, forniscono ampi mezzi per poter affrontare molteplici problematiche.

È pure il caso di ricordare come è anche accresciuta la domanda da parte delle famiglie di una edilizia sostenibile, di costruzioni, quindi, che nel contempo sappiano coniugare l’esigenza di nuovi spazi con opere architettoniche maggiormente eco/compatibili ed eco/sostenibili, senza assolutamente dimenticare una maggiore attenzione per la sicurezza idrogeologica e sismica.

In Italia una giustizia tardiva e a passo ridotto

Troppo spesso si interviene quando ormai atti di vandalismo o altri gravi episodi sono avvenuti. Inoltre non esiste certezza della pena.

giustiziaSi era solamente alla metà del mese di febbraio del 2015, quando un manipolo di tifosi ultrà del Feyenoord sono riusciti a mettere a ferro e fuoco Roma. Le immagini delle loro devastazioni, con l’apice dei danni provocati ad uno dei simboli della città, cioè alla celeberrima Barcaccia di Piazza Spagna, sono ancora vivide nei nostri occhi.

Eppure della questione dei danni di chi di deve risarcire cosa, insomma di tutto quello che i politici, Sindaco di Roma per primo, avevano minacciato, è rimasto aleggiare nel vuoto. Come al solito la nostra classe politica apre la bocca e parla. Peccato però che parli tanto e concluda poco. Una città sotto assedio per una partita di calcio, una guerra urbana che ha visto un comportamento delle forze dell’ordine bloccato per mere direttive politiche.

Ma nonostante questo, tutti sono rimasti a loro posto. Un questore e un prefetto, i principali colpevoli di non essere stati in grado di saper dare ordini precisi e chiari a chi fisicamente si trovava costretto a subire l’assalto, avrebbero dovuto avere il buon gusto di rassegnare le loro dimissioni.

Ma a quei ragazzi che in divisa dovevano affrontare quella masnada di ubriaconi olandesi quali ordini erano stati realmente impartiti? E quali erano le effettive cosiddette regole di ingaggio?

Si sa bene che la pubblica opinione è pronta a condannare se un tutore dell’ordine in mezzo ad un caos del genere distribuisce randellate a destra a manca, ma, guarda caso, la stessa opinione pubblica si lamenta se le forze dell’ordine non intervengono.

Allora diventa giustificato il comportamento imbelle del prefetto e del questore, cariche che non è da dimenticare sono strettamente politiche, i quali ben desiderosi di ossequiare il potente di turno, preferiscono sacrificare sull’altare del volersi bene a tutti i costi, giovani tutori dell’ordine mandandoli allo sbando, colpevoli solamente di essere rispettosi degli ordini ricevuti.

Chi difende un tutore dell’ordine che manganella un soggetto che ha lanciato sassi, bombe carta, molotov, che ha devastato vetrine e macchine? Nessuno ed anzi si sta valutando di mettere ben in evidenza sul loro casco un numero di identificazione per individuare il “poliziotto cattivo” che sta solo facendo il suo lavoro.

Troppo spesso si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati

giustizia2E allora, con estrema onestà e sincerità, non si possono sempre chiudere le stalle quando i buoi oramai sono scappati. L’Inghilterra, ad esempio, ha una avuto l’onore di essere lungamente governata da una donna di carattere e di polso, come da tradizione britannica. Non per nulla, seppure chiamata la “lady di ferro”, ossia Margaret Thatcher, la quale lei sì ha saputo davvero “gelare i bollenti spiriti” degli hooligan. Oggi il fenomeno lì è del tutto sparito e chi sbaglia finisce diritto in galera.

In Italia, purtroppo, non esiste la certezza della pena. Ci si trova tra una magistratura impegnata a curare il proprio assolutistico potere e una classe politica attenta a far ingrassare il proprio portafoglio e tutto diviene assurdamente normale.

Tutti si lamentano della giustizia ingiusta, tutti parlano che è indegno che in un Paese che si vuole considerare civile abbia la durata di un procedimento di primo grado che si aggira su un qualcosa come quasi cinquecento giorni. Eppure l’ex presidente della Repubblica Napolitano ha negato la Grazia ad uno (mi si conceda qui del sano sarcasmo) dei più pericolosi e micidiali serial killer italiani, cioè al fotografo Fabrizio Corona.

Non si vuole fare l’<avvocato difensore> di una persona colpevole di certo, ma Corona non è un criminale come il ghanese Adam Kabobo, che a maggio del 2013 uccise a picconate tre innocenti eppure affidato ad una casa di cura; oppure l’italiano Alessio Burtone riconosciuto colpevole di aver ucciso una donna con un pugno nella metro di Roma, che sconta la pena residua tramite i servizi sociali.

Due pesi e due misure. Corona, colpevole di aver ricattato con delle foto è in carcere e gli si nega la grazia, quando invece a noti terroristi appartenenti all’estrema sinistra i vari Presidenti della Repubblica, con evidente condiscendenza, è stata concessa.

A tal proposito voglio ricordare, giusto per non dimenticare che Sandro Pertini, come presidente della Repubblica, concesse la grazia a Giulio Paggio condannato all’ergastolo per svariati omicidi; a Mario Toffanin, condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Lucca; come pure a Fiora Maria Pirri Ardizzone di Prima Linea.

Un altro Presidente, Oscar Luigi Scalfaro, concesse tra l’altro la grazia a Paolo Baschieri, a Giorgio Panizzari, uno degli ideatori dei Nuclei Armati Proletari, a Claudio Cerica appartenente ad Autonomia Operaia, a Carlo Giommi delle Brigate Rosse, come pure a Paola Maturi la nota infermiera della colonna romana delle BR, a Marinella Ventura. Infine ricordo Giuseppe Saragat che da Presidente della Repubblica, invece concesse la grazia a Francesco Moranino, mentre e Giorgio Napolitano la ha concessa a Ovidio Bompressi.

Advisor Abbate

world
Oggi, nell’era della globalizzazione, sarebbe un comportamento miope non vedere oltre il “proprio naso” e non puntare l’attenzione a tutto quello che il Mondo intero offre.

Chi sta in Italia, chi ha una attività imprenditoriale in Italia, chi vorrebbe ampliare i propri affari, non può e non deve guardare solo all’interno dei confini nazionali, bensì avere una visione e mentalità rivolta all’estero.

I confini, oggi come oggi, sono diventati labili e non rappresentano più un ostacolo insormontabile per poter operare anche in parti molto distanti dalla propria Nazione.

Tuttavia, c’è ancora una barriera, invisibile che potrebbe, in effetti, apparire come insormontabile e che solo chi è un esperto e ha una solida esperienza, come me, è in grado di “azzerare”: si tratta delle diversità culturali e di veduta d’insieme che potrebbero rappresentare un vero e proprio muro impenetrabile.

Solo con la giusta conoscenza e mediazione, come quella che mi è propria quale professionista che ha il giusto background per operare in vari campi, compreso quelli industriali e finanziari (per saperne di più, rimando alla sezione Chi Sono su questo sito) queste barriere si possono superare e si possono così raggiungere gli obiettivi imprenditoriali che ci si è posti.