Costi, ricavi e profitti: comprendere le logiche del mercato

Se costruisci un muro intorno alla tua proprietà, ti può venire a costare più di quanto la proprietà ti possa rendere

(Democrito)

Advisor Abbate - Torta

In qualità di Advisor conosco perfettamente il fatto che la massimizzazione dei profitti sia il principale obiettivo di una qualsiasi forma di impresa.

Uno degli aspetti principali per poter riuscire a far massimizzare i profitti di una impresa, nasce dalla combinazione di due aspetti. Il primo aspetto verte il fatto che la stessa riesca a determinare la quantità ottimale da produrre, mentre il secondo aspetto riguarda che essa sia anche in grado di poterlo produrre al più basso costo possibile.

Per chi non è particolarmente addentro ad aspetti che riguardano l’economia, è da saper che, quelli che generalmente vengono ad essere definiti i profitti di una impresa, non sono null’altro che la differenza esistente tra il ricavo e il costo. Senza doversi troppo dilungare in quel che riguarda l’economia aziendale, possiamo definire il ricavo come una utilità economica che una determinata impresa è in grado di poter attuare per mezzo della creazione di uno specifico processo economico.

Questo processo economico risulta essere incentrato sulla vendita di un determinato quantitativo prodotto o di beni o di servizi, oppure di entrambi. Di logica conseguenza si può anche comprendere come al variare di quanto una azienda è in grado di produrre, sempre in termini di bene e di servizi, variano i costi totali che l’impresa deve sostenere, come pure vanno anche a variare i suoi ricavi totali.

Advisor Abbate -economiaCome Advisorricordo sempre come uno degli obiettivi vitali di una qualsiasi tipologia di impresa, sia il saper determinare la ottimale quantità che deve essere prodotta. Infatti, questo è un mezzo di fondamentale importanza per poter andare a massimizzare quelli che sono appunto i profitti totali.

A fronte di quanto fino adesso esposto, chiunque potrà anche comprendere molto bene, come il ricavo totale di una impresa venga ad essere determinato dal prodotto e pertanto tra quello che risulterà essere il prezzo di vendita e quella che sarà la quantità che è stata venduta.

È anche da rammentare che quello che è chiamato tecnicamente prezzo di vendita, è la risultante della dipendenza esistente nella forma del mercato entro il quale andrà ad operare l’impresa. Infatti, sempre in linea generale, andando a variare la quantità di beni e di servizi che una ditta offre, essa stessa potrebbe anche andare ad incidere in quello che è poi il famoso prezzo di vendita.

In altri termini, magari più sintetici, il prezzo risulta essere, perciò, una funzione della quantità che si va ad offrire sul mercato. Il potere di mercato di una determinata azienda è anche individuato dalla sua capacità di riuscire a incidere proprio sul prezzo di vendita. Questo potere di mercato che può avere una impresa è in gran parte determinato da quale sia l’elasticità della domanda che l’azienda ha di fronte a sé.

Advisor Abbate - lavoro GENERICAPer tanto la cosiddetta massimizzazione dei profitti totali viene ad essere ottenuta riuscendo a produrre una quantità che sia in grado di poter massimizzare la differenza esistente fra quelli che sono i ricavi totali e quelli che sono i costi totali.

Invece, il potenziale incremento nei costi che viene ad essere determinato tramite un comportamento o da una azione che può essere intrapresa da un soggetto economico, comporta la nascita di conflitti in quelle che sono le relazioni esistenti tra le varie parti sociali. Questo fenomeno è chiamato diseconomia. Più semplicemente è tutto ciò che va a creare effetti negativi.

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Tutelare il Made in Italy con una rotta precisa e chiara

Quando è in atto una crisi, la passività non fa che accrescere l’impotenza: alla fine ci si trova costretti ad agire proprio sui problemi e nelle condizioni di gran lunga meno favorevoli

(Henry Kissinger, Gli anni alla Casa Bianca, 1980)

Advisor Abbate - frecce tricolori

Per il Premier Matteo Renzi l’Italia è la patria della legalità. Ora tanto come italiano quanto Advisor abituato a confortarmi con il mondo economico di tutto il pianeta, mi chiedo se quanto asserito dall’attuale Premier, tra parentesi ancora una volta imposto e non frutto di libere elezioni, sia convinto di quanto dice, oppure se è la classica frase d’effetto pronunciata tanto per dirla.

Certo, in assoluto il concetto trova la sua essenza, visto che l’importanza e la valenza storica intrinseca del Diritto Romano la si può ancora oggi vedere riflessa, ma dato che tale frase non sarebbe stata pronunciata in una aula di Università, non fa altro che lasciarmi alquanto basito.

Se si fosse al bar con gli amici a parlare di calcio e di politica, verrebbe quasi voglia di domandarsi se ci fa oppure effettivamente c’è. Parlare di legalità in un Paese nel quale la corruzione è ai massimi storici non è solamente deviante e falso, ma denota la semplicità e la stupidità con la quale la nostra classe politica affronta le questioni che sono sul tavolo.

Advisor Abbate - tricolore cervelloRecentemente è stato, infatti, pubblicato che nel nostro Paese la corruzione viene ad essere percepita al novanta per cento. Evidentemente il Premier Renzi appartiene al restante 10 per cento, peccato però che è il capo del Governo italiano.

Molti sostengono che indagare sulla corruzione presenta dei costi superiore a confronto dei risultati. Sulla base di questa tipologia di impostazione mentale, sarebbe allora molto meglio mettere un bell’annuncio su internet e cercare qualcuno disposto a comprarsi l’Italia. Almeno, così, forse, finirebbe tutta questa imbarazzante tiritera.

Già il nostro Paese non gode di generalmente grande affidabilità, anche in considerazione che i vari governi non solo cambiano linee programmatiche, ma si divertano anche a creare grande confusione in tema di economia.

L’economia è uno dei settori chiave per un paese, e deve essere maggiormente rispettato. È un mare nel quale vi sono i noti grandi squali, speculatori che possono allegramente prosperare nelle acque torbide. Se poi non si fa altro che alimentare questo habitat, una qualsiasi persona dotata di una media intelligenza può trarre da solo le logiche conseguenze.

IPizzan una globalizzazione di mercato, si debbono fare altri tipi di scelte. Si debbono offrire chiare e inequivocabili garanzie, se effettivamente si vuole uscire dalla pressante presa da parte delle lobby di speculatori.

I nostri storici brand non possono essere così svenduti per un semplice piatto di minestra. Anzi, debbono essere salvaguardati e riportati in auge.

O il nostro Governo, qualsiasi esso sia, cambia effettivamente rotta, oppure il destino del tanto decantato Made in Italy va letteralmente a buone donne. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro, ma proprio il futuro stesso del paese Italia.

Non si può in continuazione fondare tutta l’economia sulla base delle sovvenzioni europee, che oltretutto non si è neppure capaci di utilizzare. Si deve impostare una rotta precisa e chiara, che sappia fornire la sufficienza fiducia delle enormi potenzialità insite e che aspettano, oramai da lunghi anni, di poter finalmente riemergere in tutta la gloria e la possanza che le spettano.

 

 

“Fare impresa” è credere in un progetto, ma è anche rischiare sapendosi mettere in gioco

“Alcune persone vedono una impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”.

(Sir Winston Churchill)

Fare impresa1

Si parla tanto della pressione fiscale sulle imprese, ma i riflettori sembrano spegnersi quando si tratta poi delle molteplici agevolazioni di cui godono. Personalmente ho la vaga sensazione che oggigiorno i vari neo imprenditori, abbiano inteso il significato di fare impresa esclusivamente come la creazione di un lavoro tramite il quale potersi garantire una fonte di reddito.

Non è che questo non corrisponda alla realtà, pur tuttavia è come voler vedere una medaglia solo da un lato. Infatti, come Advisor , reputo che fare impresa voglia anche significare avere delle idee, credere in un progetto ed impegnarsi al fine di poterlo realizzarlo, ma anche rischiare sapendosi mettere in gioco, come pure saper rispettare impegni e scadenze.

Credo che uno degli aspetti più affascinanti del fare impresa sia proprio la possibilità di autogestire il proprio lavoro in completa autonomia, come anche saperlo rinnovare a seconda delle evoluzioni dettate dal mercato e dalle esigenze della clientela. Ho sempre reputato importante che le risorse che vengono ad essere investite siano alla fine produttive, in quanto valuto che solo se circola ricchezza si potrà produrre ricchezza, e tutto ciò porta vantaggi tanto per il vero imprenditore quanto per tutta la collettività.

La determinazione di voler avviare una attività deve gioco forza essere preceduta da valutazioni che debbono essere ben precise. Pertanto, è più che necessario che chiunque abbia intenzione di avviare una impresa, compia una sorta di esame di coscienza, e quindi proceda a valutare correttamente e attentamente:

  • l’idea,
  • le proprie attitudini imprenditoriali,
  • il cosiddetto rischio d’impresa,
  • le opportunità di localizzazione
  • lo strumento finanziario che possa risultare più idoneo.

Reputo che un futuro imprenditore debba avere anche una buona infarinatura della legislazione riguardante le autorizzazioni, sui requisiti ambientali e di sicurezza come pure di qualità, elementi che sono sempre maggiormente richiesti da un mercato che è divenuto sempre più selettivo e ampio.

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Ricordo tutto questo, non per uno sfoggio di conoscenze, ma in quanto è mia opinione personale, che sia quasi divenuta una sorta di consuetudine che oggigiorno chiunque abbia intenzione di avviare una start-up, abbia esclusivamente l’obiettivo di poter ottenere dei finanziamenti.

Ci si è dimenticati che alla base di tutto vi deve essere il rischio imprenditoriale e ovviamente un sacrificio di qualità.

Se si vogliono sicurezze e certezze, e quindi non avere rischi, al mondo vi sono tanti onorati e importanti lavori. Non si deve perciò necessariamente decidere di fare l’imprenditore e, soprattutto, non si può pretendere di farlo esclusivamente con i soldi degli altri.

Mi sembra perciò che, per quanto riguarda in special modo l’Italia, si stia assistendo ad un distacco da quanto dovrebbe essere il reale concetto di fare impresa.

fareimpresaAltro dolente punto che ho avuto modo di notare, verte il concetto, divenuto oramai quasi standard, che lo scopo di fare impresa sia divenuto una sorta di creare un qualcosa per poi riuscire a vederla entro un breve lasso di tempo, generalmente entro pochi anni. Reputo tutto ciò sbagliato, e credo ancora che il principale obiettivo di una qualsiasi tipologia di impresa, o start-up se si preferisce chiamarla così, sia produrre valore e, pertanto, ricchezza.

Si sta vivendo una epoca di imprenditori seriali, che non fanno altro che creare una azienda con l’unico ed esclusivo scopo di poterla successivamente vendere entro un termine di tre anni, per poi passare ad una altra creazione e così via. Come Advisor reputo che tutto ciò non abbia nulla a che fare con il vero business. “Fare impresa” vuol dire credere in un progetto, ma anche rischiare sapendosi mettere in gioco.

Le barriere culturali si superano solo con un esperto mediatore

Ai giorni d’oggi il mercato è ormai globale. Resta, tuttavia, lo scoglio delle differenze tra i popoli, che solo una parte terza può abbattere

MediatoreSulla base della mia personale esperienza ho potuto riscontrare, in più situazioni, come le barriere culturali possano rappresentare un ostacolo nel poter allargare il proprio business.

Per evitare che ciò possa accadere, diventa di fondamentale importanza l’avvalersi di un esperto mediatore. Come mediatore, mi sono trovato a poter coniugare le varie esigenze, anche in contesti socio/culturali di particolare delicatezza, ove la conoscenza storica e delle tradizioni si è rivelata vincente.

Per poter concludere un buon accordo commerciale, come figura di mediatore, reputo di primaria importanza avere una profonda conoscenza del mercato nel quale si intendano avviare dei rapporti. Di certo non è più il tempo durante il quale i velieri delle allora potenze economiche, come Portogallo, Spagna, Olanda e Gran Bretagna, navigavano per i mari e dominavano l’economia avendo il controllo delle mercanzie che all’epoca erano considerate di estremo valore.

Non per nulla ancora oggi aleggia il mito delle Compagnie delle Indie, una storia ben diversa dalla cruda e dura realtà, nella quale si imponeva il controllo con la dominazione, la prevaricazione e la violenza.

Oggigiorno, e lo sostengo proprio da mediatore e profondo conoscitore della raffinata arte del riuscire ad unire e non dividere, ritengo che per far sì che si possano avviare seri, validi e soddisfacenti affari, l’unica strada percorribile sia il dialogo.

Ma per poter intrattenere dei solidi rapporti commerciali essi si devono impostare sulla base della conoscenza sia delle esigenze dell’area presa in analisi sia delle potenzialità che può esprimere, ma soprattutto sull’abbattimento delle barriere culturali.

L’importanza di avvalersi di un ottimo mediatore

stretta di manoSe due soggetti seduti attorno ad un tavolo possono avvalersi di una terza figura, appunto un mediatore, che sappia pertanto mediare avendo le basi e le conoscenze dei due mondi, solo allora si potrà avere la certezza di poter concludere un valido e solido affare.

La Repubblica di Venezia, fu capace di unire l’Occidente e l’Oriente, seppe far ricorso alla forza solo in estrema necessità e fu anche capace di andare contro il papato quando si ritenne necessario, come pure fu la punta di diamante nell’epico scontro navale di Lepanto.

In un contesto attuale le parti hanno subìto incredibili trasformazioni. L’Europa ha avuto a che fare con due Guerre Mondiali, e con l’ultima ha chiuso definitivamente il controllo del mondo.

Se prima, tramite le colonie, l’Inghilterra dominava il mondo, per sconfiggere la Germania ha perso definitivamente il ruolo che precedentemente aveva. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’intero panorama mondiale usciva completamente ristrutturato.

Per prima cosa si affermava in maniera definitiva il passaggio del testimone dall’Europa all’America, e poi vi è stata la creazione di nuovi presupposti economici, con nuovi Paesi che si stavano per proiettare nel mercato, ad esempio, realtà di una certa rilevanza come il mercato indiano e quello cinese.

Senza poi dimenticare un Giappone che, nonostante il fatto di aver subìto una sconfitta, duri bombardamenti e ben due bombe atomiche, ancora oggi è una Nazione economicamente leader.

Dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale usciva una Europa che vedeva epiche divisioni territoriali, come quella della Germania, annessioni di fatto di territori che una volta erano Nazioni, cosa che ha fatto la Russia, e con una America che ha presentato un salato conto a tutte le Nazioni europee che erano a lei ricorse per poter sconfiggere una Germania; Germania che, allo stato dei fatti, è tornata ad essere più forte di prima.

Ecco perché reputo di fondamentale importanza la figura del mediatore, proprio perché è l’unico che, essendo un profondo conoscitore anche di usi e tradizioni, può aiutare a portare a termine ottimi affari. Il business può avvenire solamente tramite l’abbattimento delle barriere culturali e per far ciò è indispensabile la figura di un bravo e preparato mediatore.