Inps: in fuga all’estero i pensionati, +65% nel 2014

Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare <usque ad finem>, <fino alla fine>

Rita Levi-Montalcini

Advisor Abbate - pensionati 1

Come Advisor ho avuto l’occasione di poter prendere parte recentemente alla presentazione di quello che è stato il primo rapporto relativo al pagamento delle pensioni degli italiani che vivono all’estero, il World wide Inps.

In questo interessante evento ho ascoltato con vivo interesse quanto ha dichiarato Tito Boeri, il presidente dell’Inps.

Un passaggio mi ha colpito particolarmente, quando ha posto in luce il fatto che si continua a pagare 200 milioni di euro ogni anno per prestazioni assistenziali ai vari pensionati che hanno deciso di vivere in altri Paesi, i quali magari, godono di una assistenza di base. Tito Boeri ha anche sottolineato come questo principio sia alquanto strano, in considerazione del fatto che altre Nazioni non applicano tale soluzione.

Giustamente ha poi dichiarato che il tutto appare ancora più paradossale in quanto nel nostro Paese non vi sono dei validi strumenti e una rete di base per combattere la povertà poiché non vi sono le necessarie risorse. Una situazione, quindi, tutta italiana.

Oltre che ad avere la fuga dei cervelli, a quanto pare si sta assistendo anche a quella dei pensionati. Secondo il World wide Inps questa sarebbe una tendenza che è in aumento.

Si calcola che i pensionati espatriati a far data dal 2010 siano oltre sedicimila, dei quali quasi seimila solo nel 2014, con un incremento, quindi, del 65%. Leggendo il report ho avuto poi anche modo di apprendere che sono state pagate nel 2014 per il 61% pensioni di anzianità o di vecchiaia, per il 4% di invalidità e, inoltre, ne sono erogate ai superstiti il 35%.

Invece, per quanto verte la ripartizione geografica è stato interessante osservare che oltre il settanta per cento dei pensionati che si sono trasferiti fuori dai confini nazionali negli ultimi cinque anni, ha scelto altri Paesi europei, mentre solo il dieci per cento ha scelto l’America settentrionale e uno scarso sei per certo l’America Meridionale.

Rimangono ancora esigue, in termini assoluti, pur in presenza di un trend in aumento, le pensioni che vengono ad essere erogate in Asia, in America centrale e in Africa.

Advisor Abbate - pensionati 2Il trend in aumento, è certamente collegato ad un andamento che vede il rientro ai loro paesi di origine i lavoratori extracomunitari che hanno lavorato in Italia.

Ma il punto centrale di tutto il World wide Inps resta senza dubbio il fatto che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale eroga ogni anno un qualcosa come circa quattrocentomila trattamenti pensionistici, il che vuol dire, in termini monetari, un importo complessivo che è di oltre un miliardo di euro, e questo per oltre centocinquanta Paesi.

Tito Boeri ha fatto presente che da tale situazione ne derivano non pochi riflessi sociali ed economici.

Come Advisor sottolineo che una pensione erogata all’estero, si concretizza con una perdita economica per il nostro Paese, e questo perché l’importo che viene ad essere erogato non rientra poi sotto forma di investimenti o di consumi e, pertanto di conseguenza, il tutto si va a concretizzare con un volume di imposte minore.

Come si evince più che chiaramente, anche questa situazione meriterebbe da parte del governo italiano una maggiore attenzione. Sarebbe di fatto molto interessante comprendere le vere cause che hanno portato ad un così elevato numero di pensionati a trasferirsi in altri Paesi europei e non solo, abbandonando di fatto l’Italia.

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Pensioni – INPS, intervenire sulla fascia dei 55-65 anni

Advisor Abbate - Pensioni lontane per la fascia 55-65

Come Advisor, non posso che essere d’accordo con quanto affermato da Tito Boeri, il presidente dell’Inps. Infatti, Boeri, ha asserito che nel nostro Paese la priorità oggi deve essere la povertà e questo deve essere un aspetto che deve trovare la sua soluzione prima ancora di pensare ad un aumento generico delle pensioni.

Il tutto è scaturito all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale riguardante l’indicizzazione delle pensioni, sentenza che ha visto l’attuale Governo, sulla base delle decisioni di Renzi, applicare tale sentenza secondo un proprio modo di vedere.

Non per nulla, ha deciso di effettuare un rimborso una tantum, solamente per le pensioni valutate medio–basse. Il costo presentato dalla sentenza della Consulta, è di 18 miliardi. Appare perciò più che evidente che, di fronte ad una spesa di una certa rilevanza, il poter andare ad adottare misure effettive e reali per contrastare la povertà diventa sempre più difficile.

E questo sensibile aspetto è stato immediatamente colto dal presidente dell’Inps, il quale in una audizione che si è tenuta presso la Commissione Affari Sociali della Camera, ha espresso a chiare lettere questo pensiero.

Come Advisor e come uomo, il mio pensiero non può che correre a tutti quegli uomini e quelle donne che si trovano nella fascia di età compresa fra i 55 e i 65 anni, che avendo perso il proprio posto di lavoro, si trovano in seria difficoltà nel trovarne uno nuovo.

Il blocco dell'indicizzazione delle pensioni scattato con il Salva Italia e poi bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone: quelle con un reddito da pensione superiore ai 1.500 euro mensili lordi. Il numero dei pensionati sopra e sotto i 1500 euro al mese secondo il casellario centrale sul sito Inps con dati aggiornati al 2013

Il blocco dell’indicizzazione delle pensioni scattato con il Salva Italia e poi bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone: quelle con un reddito da pensione superiore ai 1.500 euro mensili lordi. Il numero dei pensionati sopra e sotto i 1500 euro al mese secondo il casellario centrale sul sito Inps con dati aggiornati al 2013

Secondo il numero uno dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è di fondamentale importanza andare a impegnare importanti risorse anche per queste persone, che rischiano di far incrementare ancor di più la povertà. È di certo una emergenza sociale che impone radicali e definitive soluzioni.

Chi ha quella fascia di età, infatti, deve affrontare un problema di lavoro che è già di se per se molto serio. Ma, per ulteriormente aggravare la già pesante situazione, è anche da registrare le preoccupazioni espresse da parte dell’Unione Europea, a riguardo l’impegno assunto dal Governo italiano nel rispettare quanto è previsto dal programma di stabilità in merito ai target fiscali.

Advisor Abbate - inpsIl nostro Esecutivo, tramite un suo portavoce, si è immediatamente premurato di assicurare il rispetto delle stime economiche concordate.

Il premier Matteo Renzi sta valutando l’ipotesi di modificare la Legge Fornero, introducendo una flessibilità in uscita penalizzata. Certo, al di là delle varie osservazioni che si possono effettuare, quel che è certo è che chi si trova nella fascia di età compresa fra i 55 e i 65 anni ed è senza lavoro, trova molta più difficoltà nel poter rientrare nel mondo del lavoro e forse una soluzione del genere potrebbe andare incontro ad una risoluzione parziale del problema.

Quel che resta ancora oggi insoluto, tuttavia, è il comprendere bene che fine fanno tutti i contributi che ogni lavoratore versa, e perché ogni qualvolta che si parla della pensione sembra quasi che si voglia rubare un qualcosa. Se un lavoratore ha versato per la bellezza di trentacinque anni i suoi contributi, o quanto è riuscito a dare, è davvero così improponibile che si veda corrisposto quanto dato?