L’economia nello sport: un business in continua evoluzione

Lo sport serio non ha nulla a che fare col fair play. È colmo di odio, gelosie, millanterie, indifferenza per ogni regola e piacere sadico nel vedere la violenza: in altre parole, è la guerra senza le sparatorie

George Orwell

Analizzando come Advisor il processo evolutivo dell’economia nello sport, si deve ammettere che, tra gli innumerevoli business, questo è andando sempre più a progredire. Basta semplicemente pensare a quanti sponsor investono nelle varie discipline sportive e di quanto incidono nell’economia di mercato i famosi diritti televisivi.

Ovviamente, da Advisor ho immediatamente constatato come nell’economia nello sport la voce calcio abbia numeri davvero incisivi. Tuttavia, questo exploit continuo e costante ha anche degli aspetti positivi. Infatti, l’importanza sempre più crescente nella nostra società della economia nello sport, ha permesso una certa democratizzazione.

Non per nulla, palestre e impianti sportivi sono divenute voci importanti anche di budget di spesa in varie comunità locali. Inoltre, vi è sempre più una correlazione tra sport e salute, così come l’effetto di socializzazione e di integrazione dello sport. Tutto ciò, quindi, ha avuto un impulso positivo proprio grazie alle sponsorizzazioni.

Questa espansione, pertanto, ha un volume finanziario in perpetua crescita. È innegabile che pubblicità e sponsor hanno, quindi, utilizzato lo sport per aumentare il loro fatturato.

Marchi come Adidas o Nike, per esempio, sono diventati i fornitori delle più grandi squadre sportive e, di conseguenza, acquisiscono una notorietà di portata globale che gli permette di realizzare enormi profitti.

Altro aspetto da non sottovalutare e che in questo fiorente settore economico può essere anche visto positivamente, è che è in grado di andare, anche, a generare numerosi posti di lavoro fornendo, quindi, una discreta prosperità economica.

Se da un punto di vista finanziario si può pensare che lo sport sia un fiorente settore economico, di contro non si può, di certo, sottovalutare l’abbassamento di alcuni principi morali ed etici. Ho sempre più la sensazione che il denaro schiacci qualsiasi logica umana e temo che l’economia nello sport si sia trasformata, per certi versi, come moltiplicatore di interessi oltre che consentire l’emergere di oligarchi dalle fortune di dubbia provenienza.

Non posso, poi, non constatare come il denaro investito in questo settore economico, sia in grado di mettere in scena eventi sportivi studiati per dare la fama o la credibilità a dei regimi politici controversi. Esempi di questo sono stati la Coppa del Mondo 1978 in Argentina e le Olimpiadi invernali del 2014 in Russia e le Olimpiadi in Cina del 2014.

Altra considerazione da fare, è che in una sfrenata logica di mercato come quella attualmente esistente nell’economia dello sport, il concetto di impatto ambientale e di salvaguardia della natura siano andati a sparire a fronte di meri tornaconti economici. Non è di certo la prima volta che per la realizzazione di un evento sportivo siano stati sacrificati ambienti per creare da zero tutto quello che serve alla manifestazione. Il tutto, quindi, senza alcuna riflessione ecologica o umanistica.

Pertanto, a fronte di costi economici astronomici, vi devono essere astronomici ritorni. Amaramente, devo ammettere come l’economia dello sport sia, anche, un vettore di propaganda.

Per nascondere quanto avviene oggigiorno, si fa sempre l’esempio delle Olimpiadi di Berlino del 1936. Una ovvia “ode” al regime nazista che, in ogni caso, è stata ripetuta per affermare potere e immagine anche da regimi democratici, come per quel che è stato fatto per le Olimpiadi di Londra 2012.

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