Che economia vogliamo?

“Il fattore chiave che determinerà il tuo futuro finanziario non è l’economia; il fattore chiave è la tua filosofia”

Jim Rohn

Che economia vogliamo? Questa è la prima domanda che come Advisor sono solito farmi. Infatti, reputo che tanto le scienze economiche quanto quelle sociali, dovrebbero essere i pilastri sui quali gettare le basi dell’economia che vogliamo.

A tal proposito, ben vengano le discussioni intelligenti e produttive in merito ai programmi e ai metodi da seguire. Ovviamente, il tutto a patto che si accetti un confronto aperto e franco.

Come Advisor, mi irrita molto la discussione tanto per farla, visto che questo atteggiamento indica una sostanziale incompetenza in merito ad un così importante aspetto della nostra vita. Quello che personalmente non voglio è una economia che abbandona l’analisi e lo spirito scientifico e umanitario al solo fine di rispondere a meri interessi e altri squallidi similari requisiti.

Di fatti, da sempre sono propugnatore di una forte e proficua congiunzione tra i valori delle scienze economiche con quelle sociali. Indubbiamente, è un dibattito ampio ma che comunque deve essere fatto proprio per stabilire il tipo di economia che si vuole.

Tuttavia, si deve notare con amarezza che il dibattito sulle scienze sociali ed economiche rimbalzi a vari livelli, compresi quelli politici, senza approdare su nessun tavolo di discussione seria. Come per ogni nuovo episodio di questa triste vicenda, annoto una infinita ignoranza su quello che dovrebbe essere discusso, il che mi preoccupa notevolmente.

Sullo sfondo, infatti, vi sono molteplici sintomatici aspetti che non fanno altro che incrementare i miei timori di fondo. Oltre che una tradizionale ignoranza in materia, si aggiunge pure la non volontà di affrontare un dibattito, come pure il naufragio totale nel voler apportare qualche, seppure minimo, tentativo correttivo.

Quello che detesto anche in maniera plateale, è l’assoluta mancanza di consapevolezza delle scienze sociali ed economiche, un errore tra i più gravi. Vi è una infinità di interventi in materia, privi delle più elementari basi.

Se la critica è un qualcosa da vedere in maniera positiva per sviluppare una effettiva crescita, questa, tuttavia, non può avvenire se è colma di errori, di grossolane approssimazioni, anche perché a pensar male si potrebbe configurare che il tutto avvenga per una volontà disonesta.

Personalmente, parto sempre dal presupposto che l’intera economia sia una componente essenziale, un elemento di base di una moderna società. Da tutto ciò, tuttavia, emerge chiaramente come vi sia una mancanza di conoscenza che verte più aspetti dell’economia. Questo, è un fattore grave, dato che, di fatto, impedisce qualsiasi dialogo realmente costruttivo. Un sintomatico atteggiamento che sfiora la tragedia.

In materia di produzione, scambio e consumo di beni utili, non si possono indossare i paraocchi. Infatti, si deve avere un tipo di approccio aperto ove deve esistere un qualcosa che sappia comprendere l’affare, il lavoro e la gestione. L’economia, non può essere racchiusa in una sola sterile attività, ma deve essere, anche, capace di saper fare una analisi del comportamento umano, tra le altre cose.

In conclusione, sono dell’avviso che ci si deve aprire ad una lettura che sia maggiormente predisposta a comprendere l’applicazione di un metodo, di un rigore e di un pensiero tanto scientifico quanto effettivamente ragionevole, al fine di creare e utilizzare al meglio i profitti.

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