Il dualismo in Italia tra i sussidi e i giovani

La vita si restringe o si espande in proporzione al coraggio di ciascuno

Anaïs Nin

I giovani non vogliono vivere con i sussidi”. Questa importante frase è stata pronunciata, in un intervento effettuato a Dublino presso il Trinity College, dal presidente della Bce.

Come Advisor, reputo questo singolo estratto molto importante per tutta una serie di considerazioni. Infatti, a pari di altri paesi quali, ad esempio, il Portogallo, la Spagna e la Grecia, l’Italia è gravata da un elevato e persistente tasso di disoccupazione che riguarda proprio la popolazione giovanile.

Da Advisor, reputo che, tra i vari motivi principali di questa particolare e delicata situazione, si debbano additare due fondamentali aspetti. Il primo, più generale, che riguarda una segmentazione vera e proprio del complessivo mercato del lavoro. Il secondo, invece, verte un qualcosa di quasi endemico, ovvero la scarsa formazione professionale. Per dirla tutta, reputo che gran parte dei problemi vertenti la disoccupazione giovanile sia a causa di una formazione professionale non idonea all’attuale stato di necessità del mercato del lavoro.

Il proseguire, quindi, nel fornire facili sussidi rende ancor più difficile l’uscita da questo stato di cose. In pratica, grazie ai dannosi interventi della politica, la nostra scuola e i vari infiniti corsi di laurea, non producono elementi tali da essere visti come delle risorse.

Quelle rarità, loro malgrado, sono costrette a dover aver maggior fortuna in altri lidi, proprio perché in Italia non vengono ad essere supportati in maniera consona ed adeguata. Quei pochi che decidono, nonostante tutto, a restare, si debbono confrontare con una burocrazia rozza e tracotante, in capacità di uccidere ogni possibile speranza.

Certo, non fa piacere dover ammettere tutto ciò. Pur tuttavia, se ci si trova in mezzo ad una palude, molto dipende dal fatto che si continua a camminare con i paraocchi. I termini di confronto, pur essendo palesemente evidenti, sono messi in un cassetto a languire, nella speranza che un giorno il vento cambierà. Invece, si produce un effetto contrario, il che non fa altro che aumentare la distanza con le altre realtà.

Mi trovo d’accordo, pertanto, in quanto detto da Mario Draghi.  Ma, ovviamente, la tradizionale politica italiana fa orecchi da mercante a tutto ciò. Lo status quo raggiunto, infatti, non può non essere che mantenuto proprio da queste forme, da sussidi a pioggia per accontentare gli scontenti e, soprattutto, per avere il loro voto. Non è di certo da meravigliarsi, di conseguenza, che la “pillola miracolosa” della politica italiana sia, dal 1946, sempre la stessa. Anzi, nel tempo tale strategia si è andata sempre più affinandosi e i relativi risultati sono sotto gli occhi di tutti.

In conclusione, non mi resta altro che dire che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e non c’è peggior stolto di chi non vuol capire.

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