Il lavoro salariato e la sua centralità nel mondo capitalista

È sorprendente come sia importante il tuo lavoro quando chiedi una giornata libera, e come non sia importante quando chiedi un aumento

Tom Antion

L’istituzione del lavoro salariato gioca un ruolo centrale nelle dinamiche e, allo stesso tempo, rivela la sua importanza nel capitalismo. Come Advisor, sottolineo che, in primo luogo, il lavoro muove il capitale per produrre altri beni.

Senza lavoro, il capitale rimarrebbe inerte, e, perciò, non sarebbe in grado di produrre nuovi beni e, di conseguenza, non avrebbe motivo di esistere. In secondo luogo, per inserirsi nel più ampio concetto di costi di produzione, il lavoro deve avere un costo monetario. Tutto ciò, diventa, perciò, un fattore di produzione e, se si riduce il suo costo, si possono vedere aumentare i profitti oppure si consente di conquistare nuovi mercati.

Anche nei capitalismi emergenti, la concorrenza nel mercato del lavoro è generalmente forte e questa dinamica, poiché riduce i costi, fornisce alle produzioni nazionali una forte competitività di prezzo. In una trasformazione epistemologica, si sono, quindi, andate a costruire determinate premesse fissate da cambiamenti, come pure da scelte personali e forti interessi.

Da Advisor, comunque, sono dell’opinione che sia quanto mai corretto osservare il lavoro salariato e la sua centralità nel mondo capitalista, non solo accettando lo stato positivista delle scienze sociali, ma, anche, andando a sostenere un effettivo approccio pratico. Qui, infatti, non ci si rifiuta di credere nella natura scientifica dell’economia, ma si richiede di saper trovare le leggi naturali del suo funzionamento.

In pratica, non si richiede di accettare il principio della libera concorrenza, in antitesi del concetto socialista che la considera dannosa. Infatti, a differenza degli economisti classici, considero anche il fatto che sia anche possibile non condividere la sua applicazione in tutti i campi economici.

Pur non discutendone l’efficacia di questo principio è, tuttavia, da considerarne i suoi limiti quali, ad esempio, la regolamentazione dei rapporti di mercato. Sono più dell’opinione che la libera concorrenza funzioni solo in riferimento ad una produzione e non in relazione alla distribuzione. Ecco perché, secondo la mia opinione, si ha la necessità di una nuova economia politica, ovvero di una economia diretta verso un obiettivo pratico.

In altri termini, è proprio in questa nuova visione che uno Stato deve saper intervenire. Solo così facendo, si avranno delle riforme sul concetto stesso del lavoro salariato e della sua centralità nel mondo capitalista.

Il settore finanziario è indubbiamente essenziale per il buon funzionamento dell’economia.  Di fatti, gestisce i mezzi di pagamento, facilita l’allocazione del capitale, il raggruppamento dei risparmi, la condivisione dei rischi, il controllo e la supervisione delle imprese e promuove la produzione e la diffusione di beni e servizi. Pur tuttavia, la finanza deve servire l’economia reale e non servire se stessa.

Concludendo, tutto ciò richiede una profonda riflessione sulle qualità di un buon sistema finanziario, sulla giusta dimensione e il giusto spazio della sfera finanziaria e, quindi, anche sulla natura dei regolamenti per contenere i suoi eccessi.

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