Politica sociale tra le arti delle buona economia

Sono un socialdemocratico che vuole sia il libero mercato sia la presenza dello stato. Sono un pragmatico che cerca di agire correttamente. Provo a portare queste contraddizioni dentro un sistema armonico e unito”.

Isaac Herzog

Quando, da Advisor, mi trovo coinvolto al pensare alla politica sociale tra le arti della buona economia, non mi posso astenere dal ragionare in merito al rapporto esistente tra libertà e uguaglianza. Di fatti sarebbe un clamoroso errore tanto pratico quanto strategico, il non voler procedere ad una riflessione sulla effettiva partecipazione alle scelte economiche delle varie classi.

So perfettamente che, in linea generale il termine classe può non piacere, pur tuttavia, da Advisor, non possono nascondere che esista, di fatto, una netta separazione tra le varie componenti di una qualsiasi società. Non a caso, una delle principali tematiche economiche a cui, nel tempo, la classe politica ha dovuto dare delle risposte è stata, ad esempio, la partecipazione ai movimenti economici da parte della classe operaia.

Mill era per lo sviluppo di una eguaglianza politica, ma, senza rinunciare all’individualismo nel quale era stato educato e senza, neppure, rinnegare le sue tendenze elitarie, il tutto, poi, intensificato dal romanticismo e dal socialismo di Saint-Simon.

Sebbene Mill difendesse la leadership politica del “migliore”, al contempo, non negava la libertà di pensiero di tutti gli esseri umani, come dimostra il suo disaccordo con Auguste Comte sui limiti del potere spirituale che governa le società. Mill difende una democrazia elitaria, ma, fondamentalmente, per vedere migliorate le condizioni dei lavoratori sia in tema di partecipazione politica e sia in tema di educazione economica.

Per certi versi, quindi, il suo pensiero si potrebbe riassumere in una visione nella quale sarebbe più opportuno seguire una élite, in attesa di una evoluzione che porti ad una soluzione in cui non ci dovrebbero essere delle differenze di classe. Quindi, è facilmente individuabile il fatto, che, questa miscela di elementi vecchi e nuovi mostra come Mill sia stato uno degli artefici di quel nuovo movimento noto come socialdemocrazia.

Il sensismo e lo spiritualismo romantico, indiscutibilmente, diedero a Mill gli elementi necessari per superare quelli che considerava gli errori della teoria e della pratica del suo tempo, forgiando, pertanto una combinazione molto particolare.  D’altra parte, il cambiamento dei parametri era ben lungi dal privarlo di certi principi metodologici, come, per esempio, l’economia politica di Adam Smith o le idee liberali sulla libertà e la partecipazione politica, ancora presenti negli scritti.

A fronte di tutto ciò, è da osservare come, ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, quanto sia così attuale l’andare ad esaminare tutte quelle linee metodologiche e ideologiche che permettano di far evolvere una concreta economia politica e non una mera politica sociale basata su un inutile assistenzialismo a tutti i costi.

Considero, pertanto, che si debba essere in grado di saper andare oltre i concetti di una libera economia come pure di preconcetti e radicate posizioni. Considero più utile sviluppare una economia che si basi su concetti più riformisti piuttosto che meramente rivoluzionari.

In conclusione, forse, il cercare di garantire la libertà dell’individuo tramite una socialdemocrazia, risulta essere ancora una semplice utopia liberale.

 

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