Il principio di flessibilità in economia

“Si può fare un lavoro flessibile senza dover essere precari”

Enrico Boselli

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Partiamo dalla fine e cioè, allo stato delle cose è la Fed a mostrare un grado di flessibilità maggiore rispetto a quello evidenziato dalla Banca Centrale Europea. Come Advisor, mi sono trovato impegnato in un incontro in cui si discutevano i principi di flessibilità in economia.

Per argomentare la materia, ho preso come esempio le dinamiche che hanno visto principali attori da una parte la Federal Reserve e dall’altra la BCE. Non per nulla, la crisi che ha colpito il sistema finanziario è di portata globale.

Quindi, di fronte al medesimo problema abbiamo visto e valutato come la Banca centrale degli Stati Uniti d’America e la Banca centrale europea abbiano sviluppato un principio di flessibilità in economia assai diverso. Infatti, mentre la Fed ha reagito con dei tagli aggressivi dei tassi di interesse, la BCE ha alzato i tassi di interesse nella zona euro.

Ma, cosa potrebbe giustificare tali reazioni diverse?

Dal momento che la crisi è iniziata nell’agosto 2007, la Federal Reserve ha ridotto il tasso di interesse dal 5,25% al 2,0% l’anno, vale a dire 3,25 punti percentuali. Allo stesso tempo, il tasso di inflazione è rimasto a livelli relativamente elevati, con l’indice dei prezzi al consumatore, cioè il CPI, che manifestava una variazione del 5,7%.

Di fatto, la banca centrale degli Stati Uniti d’America ha ridotto i tassi di interesse preventivamente, nel tentativo di evitare una profonda recessione, e questo ancor prima che l’inflazione potesse mostrare il suo volto.

La Banca centrale europea, di contro, ha inizialmente deciso di mantenere il tasso di interesse della zona euro invariato e nel luglio 2008, ha fatto aumentare il tasso di interesse di 0,25 punti percentuali, nonostante il forte rallentamento di crescita in Europa nel secondo trimestre del 2008. In pratica, a causa dei tassi di interesse crescenti, nonostanusate il rallentamento economico, ha determinato la recessione, un comportamento che ha lasciato perplessi molti analisti.

Quindi, come Advisor, ho voluto e cercato di comprendere il perché e il percome di tale differenza di comportamento tra le due più importanti banche centrali in tutto il mondo.

La conclusione mi ha portato ad evidenziare come l’economia statunitense sia maggiormente flessibile rispetto a quella europea e, questo, anche in termini di una maggiore liberalizzazione degli scambi sul mercato del lavoro. Difatti, il mercato del lavoro statunitense ha dimostrato una grande flessibilità, con un andamento dei salari che ha intrapreso un percorso inverso al tasso di disoccupazione.

In definitiva, piccoli aumenti del tasso di disoccupazione hanno generato significative riduzioni degli aumenti salariali, riducendo le pressioni inflazionistiche. In questo modo, la Fed ha fatto sì che l’impatto della recessione fosse minimo.

Di contro, l’economia europea si presenta più chiusa, maggiormente protetta e, inoltre, rispetto agli Stati Uniti, ha un mercato del lavoro più regolamentato e rigido.

In altre parole, è il più alto grado di flessibilità in economia che permette alla Fed di avere una politica monetaria meno conservativa rispetto alla Banca centrale europea.

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