Come Advisor, sarei non corretto nel riconoscere che, in tutta la storia della nostra economia, uno dei temi di base sia il rapporto esistente tra l’essere umano e il denaro. Tant’è che, nella dinamica economica, è considerato propriamente l’interesse personale il suo motore fondamentale.
Ma anche in qualità di Advisor, molte volte mi trovo ad interrogarmi quale sia la effettiva linea di confine che demarca il più che legittimo desiderio umano di guadagnare e l’avarizia. Ovvero, come tutto questo possa trasformarsi in una forma patologica di volontà di accumulare.
Avarizia o, come si diceva un tempo con un termine divenuto oramai arcaico, avidità, non solo rientra in quelli che sono i sette peccati capitali, ma, è un sentimento ove vige una avversione egoistica tanto nello spendere quanto nel donare. Quel che può sembrare eccentrico ma nella realtà dei fatti non lo è affatto, è che questo sentimento, è facilmente trasformabile in cupidigia.
Infatti, non è affatto strano osservare come l’avarizia sia capace di andare a braccetto con una biasimevole e smodata bramosia sfrenata di cupidigia, ovvero di un desiderio incontrollato, il quale non sembra volersi placare neppure se lo si soddisfa. È vero che se si va ad analizzare quale sia il tracciato di questo rapporto che vede il denaro confrontarsi con l’uomo, si scopre che è da sempre un qualcosa posto in un instabile equilibrio.
Non a caso, è proprio la storia economica che evidenzia, con perizia di innumerevoli esempi, il come siano stati costantemente oscillanti i vari equilibri, una specie di altalena tra virtù e vizi. Anche i giudizi relativi sono fortemente opposti, considerato che i poli estremi vedono da una parte sterco del diavolo il denaro, mentre in una visione completamente opposta, viene ad essere considerato come uno strumento utile per poter andare a facilitare aspetti come la produzione e gli scambi.
Sembra quasi, che, in questo misterioso rapporto esistente tra l’essere umano e il denaro, possano coesistere due opposte fazioni, seppure esse siano palesemente e diametralmente opposte.
Ma in un mondo tutto sommato opulento quanto vale ancora il concetto del geloso possesso? Su un argomento di tale e profonda portata, ovviamente, si sono sviluppati infiniti temi di discussione. Comunque, quel che a me pare evidente che in una dinamica economica, stia emergendo sempre più l’interesse personale visto, però, meramente come bramosia e cupidigia.
Pertanto, mi sembra di assistere ad un progressivo allentamento di quelle che reputo siano le giuste regole di ogni attività finanziaria. Considero che in una economia reale, una diversa visione porti verso una bolla speculativa, le cui conseguenze sono assolutamente drammatiche. Sono, difatti, innumerevoli i casi riportati in cronaca che raccontano episodi bancari ove la mera ambizione di creare soldi, si sia basata più su illusorie credenziali che su sostanziali rischi.
Intendo dire che, il più delle volte, spinti dalla bramosia di accumulare facili ricchezze, si sia portati a dimenticare che gli investimenti sono sottoposti ad imprevisti e che questi possono essere tanto procacciatori di ricchezza quanto di povertà. Pensare, illusoriamente, che il semplice giocare in borsa sia esclusivamente un mezzo per fare soldi, è quanto mai errato, oltre che essere stupido.
In conclusione, in ogni operazione finanziaria bramosia, cupidigia e avarizia non saranno mai degli ottimi consiglieri.
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