Europa: nel vicolo cieco della crisi dei rifugiati

Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria

Giovanni Paolo II

Le rotte dei clandestini

Da Advisor, reputo che l’attuale crisi dei rifugiati offra la visione di un continente ove sono stati eliminati i confini senza, però, adottare corrispondenti strutture adeguate alla salvaguardia della sicurezza.

Quindi, si ha la netta impressione di come l’idea stessa di una Europa ove possano coesistere al suo interno strutture politiche che trascendono i confini nazionali sia, di fatto, naufragata. I rifugiati inondando giornalmente i suoi confini territoriali, in special modo quelli italiani, eppure, nonostante tutto, la politica non la vede come una seria minaccia.

Come Advisor, voglio ricordare che per diversi decenni gli europeisti hanno sbandierato il loro sistema politico come un modello per il mondo. Ma, quale modello?

Quello di una Unione Europea che è stata in grado di cedere la sovranità nazionale in tributo a concetti transnazionali vaghi e di una politica non in grado di saper unitamente gestire la crisi dei cosiddetti rifugiati?

La crisi dei rifugiati, che segue quella del debito greco, mette in evidenza, quindi, nuove crepe in questo modello e ci insegna lezioni importanti circa i limiti della cooperazione internazionale. Si è davanti ad un palese tentativo di far credere che l’intera Unione Europea sia vittima indifesa di una onda umana che è venuta dal Sud, formata da Siriani, da iracheni e da altri provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, tutti in fuga dalla violenza e con vite distrutte.

L’Unione Europea, pertanto, appare gessata. Da una parte, non intende rivedere quelli che reputa essere i suoi obblighi morali e dall’altro palesa un’evidente incapacità di applicare una linea effettivamente comunitaria, in grado di saper gestire queste grandi quantità di persone.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non per nulla, giornali, riviste e televisioni, non fanno altro che mettere in evidenza corpi senza vita in mare o arenati sulle spiagge, masse di persone senza meta che girovagano per mezza Europa. Per questo e altrClandestini2o ancora, reputo gli europeisti colpevoli di tutto ciò, dato che non sono stati in grado di istituire un sistema politico all’altezza della questione e, perciò, capace di gestire questa enorme crisi.

Anche se i movimenti delle popolazioni sono una caratteristica dell’umanità da millenni, oggi tutto ciò può provocare un collasso economico, uno scontro a causa delle enormi differenze culturali, una pericolosa instabilità politica.

Seppure oggi in Medio Oriente e in Africa siccità, guerre e via dicendo, siano in essere, l’Unione Europea non ha mai, di fatto, coinvolto gli stati africani al fine di creare dei presupposti validi e che agissero da stimolo. In pratica, non ha mai pensato che debbano essere anche gli stessi paesi delle zone interessate a farsi carico di quanto avviene.

Si è, perciò, di fronte ad una migrazione incontrollata e gestita dal male affare.

Devo, tristemente osservare, che in generale l’Europa abbia completamente disatteso ogni aspettativa. Pensando di eliminare principio della sovranità, si è, anche, andata a spegnere una sorta di base giuridica volta a frenare questo movimento.

Reputo, a tal proposito, che per risolvere la questione, non ci si possa trincerare esclusivamente su validi principi quali, ad esempio, la violenza di massa contro persone innocenti è moralmente sbagliata e politicamente insostenibile. In conclusione, i controlli alle frontiere debbono funzionare anche al fine di gestire in maniera umana questa pseudo migrazione.

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